“Il mondo certe volte sembra piatto, magari c’ha ragione qualche matto che dice che i potenti ci controllano. È tutto un grande buco di una serratura. Fa paura, ma ora non pensarci e muoviti seguendo il boom, boom. Muoviti seguendo il boom, boom”, canta Jovanotti. Il mondo, in effetti, è bello perché vario. Non siamo tutti uguali e non sempre ciò che prova una persona viene condiviso anche da qualcun altro.

Un concetto che ben si adatta agli ambiti più disparati, a partire dalla sfera privata fino ad arrivare a quella professionale.

Proprio soffermandosi su quest’ultima, nel corso dell’ultimo anno si è registrato un vero e proprio boom dei titolari di partita Iva che hanno deciso di aderire al regime forfettario. Ecco gli ultimi dati.

Partita IVA, il 2023 è stato boom del forfettario

Anche nel corso del 2023 bisogna presentare la dichiarazione dei redditi. Un adempimento obbligatorio attraverso cui viene determinato l’ammontare delle tasse da pagare. Ma non solo, grazie alla dichiarazione dei redditi è possibile ottenere un quadro della società, almeno dal punto di vista fiscale. In particolare, volgendo un occhio di riguardo alle dichiarazioni del 2022, si nota un vero e proprio boom del regime forfettario tra i professionisti.

Supera il 70%, infatti, la quota degli autonomi forfettari che operano in determinate categorie, quali servizi informatici, imprese, sport e intrattenimento. Entrando nei dettagli, circa la metà dei 3,7 milioni di titolari di partita Iva individuale ha utilizzato la flat tax. Numeri importanti che sembrano destinati ad aumentare dopo l’innalzamento da 65 mila euro a 85 mila euro della soglia massima di ricavi o compensi che consente di accedere al regime agevolato.

Proprio con l’intento di non superare i limiti di accesso a tale regime, molte imprese e studi associati deciderebbero di non espandersi  o addirittura dividersi. Secondo la Banca d’Italia, in effetti, si sarebbero registrato degli “effetti distorsivi”.

Basti pensare che le imprese individuali che hanno dichiarato un fatturato appena sotto la soglia consentita sono state di circa il 40% superiori a quelle che si sarebbero osservate senza il regime agevolato nel periodo compreso dal 2005 al 2019. In pratica molte attività avrebbero operato in modo tale da non superare una certa soglia di ricavi proprio per continuare a rientrare nel regime forfettario.

Ricavi fino a 85 mila euro e non solo: le novità del Forfettario 2023

Soffermandosi sul regime forfettario si ricorda che il governo Meloni ha introdotto delle importanti novità attraverso la Legge di Bilancio 2023. Entrando nei dettagli, così come si legge sul sito dell’Agenzia delle Entrate, possono accedere a tale regime i soggetti che nel corso dell’anno precedente hanno contemporaneamente:

  • “conseguito ricavi o percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a 85.000 euro (il precedente importo di 65.000 euro è stato così modificato dalla Legge di Bilancio 2023). Se si esercitano più attività, contraddistinte da codici Ateco differenti, occorre considerare la somma dei ricavi e dei compensi relativi alle diverse attività esercitate.

  • sostenuto spese per un importo complessivo non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costituito da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari”.

Tra gli aspetti particolarmente apprezzati di questo regime, il fatto che i forfettari non devono pagare l’Iva. In alternativa devono apporre un’imposta di bollo da due euro per importi superiori a 77,47 euro.