Oggetti estranei che finiscono negli alimenti durante la fase di preparazione o confezionamento: purtroppo il fenomeno non è così raro e anche le marche più conosciute non sono esenti da questo rischio. Lo ha confermato di recente un rapporto pubblicato sul mensile francese dell’Istituto nazionale dei consumi 60 Millions de consommateurs. Nei casi più fortunati ci si accorge dell’oggetto estraneo prima della distribuzione e quindi ci si limita al monitoraggio. A volte però le dimensioni, il colore o la consistenza del corpo estraneo ingannano i detector installati nelle linee di produzione dalle aziende della grande distribuzione.

Altri sistemi di sicurezza previsti dal controllo HACCP e adottati dalle aziende sono barriere, come setacci, o sistemi di rilevamento come raggi X o campi magnetici. Ma a volte anche questi vengono elusi. Per le sostanze meno pericolose possono bastare avvisi di immediato ritiro del prodotto affissi nei punti vendita. Ma i fatti di cronaca ci raccontano di situazioni al limite dell’assurdo: in un sacco di patate venduto al mercato rionale di Bari, nel quartiere Carrassi, è stato ritrovato perfino un ordigno bellico, una bomba a mano  di fabbricazione inglese risalente alla II guerra mondiale. In generale gli oggetti estranei più frequentemente trovati nei cibi sono insetti e piccoli frammenti di plastica. Ovviamente maggiore attenzione va rivolta ai prodotti destinati al consumo dei bambini. Rispetto al rischio di contaminazioni biologiche o chimiche, quello della presenza di oggetti estranei nei cibi è il meno grave ma non va comunque sottovalutato e i consumatori che se ne rendono conto sono tenuti a fare le opportune segnalazioni. Oggetti estranei nei cibi: cosa fare e come chiedere il risarcimento Segnalazioni per oggetti strani negli alimenti: i casi in Italia e i reclami nei ristoranti e nelle mense