Il reddito di cittadinanza è destinato ad andare in pensione nel 2023 anche se mancano protocolli e decreti in merito. Intanto la nuova manovra ha introdotto per i precettori dell’assegno cosiddetti “occupabili” una riduzione della durata massima a 7 mesi con obbligo di formazione. Oppure di riqualificazione professionale. In caso di mancata frequenza si perde il diritto alla prestazione per il nucleo familiare. Il problema però è che ancora non ci sono delle linee guida sui corsi di formazione emanate dal Ministero del Lavoro.

Frattanto la platea degli “occupabili” è stata quantificata dal ministro Calderone. Ha spiegato che al primo gennaio 2023 “i nuclei occupabili con diritto a sette mesi di Reddito erano 334 mila, diventati 404 mila con gli ingressi mensili”.

Tornando alla durata massima dei sette mesi, bisogna ricordare che questa finestra è mobile. Significa che chi ha iniziato a percepire il sussidio il 1° gennaio 2023 lo potrà avere fino a luglio. Chi, invece, ha iniziato a beneficarne a febbraio potrà riceverlo fino ad agosto e così via. Ciò fino al 31 dicembre prossimo, giorno in cui cesserà di esistere il Rdc che verrà soppiantato da un nuovo strumento anti-povertà e di inclusione lavorativa del quale ancora non si sa nulla.

Ancora non si sa nulla dell’obbligo di formazione

Sull’obbligo di formazione per i precettori del Rdc “occupabili” non c’è ancora nessuna notizia anche se il ministro Calderone ha assicurato che il Governo sta lavorando ad un piano. La nuova manovra, ricordiamo, vorrebbe che chi è occupabile e percepisce il sussidio frequenti obbligatoriamente un corso di formazione/riqualificazione professionale di sei mesi, pena la decadenza di quest’ultimo. Ma se non c’è il piano, come si potrà rispettare tale norma?

L’altra novità del Rdc è che le Regioni dovrebbero controllare la frequenza dei corsi e comunicare all’Anpal (in tempi rapidi) gli inadempienti. A sua volta, l’Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro dovrebbe comunicare all’Inps la lista degli inadempienti e quest’ultimo dovrebbe eliminare il sussidio per costoro.

Insomma una catena di Sant’Antonio con la quale ad oggi ancora non sono giunte segnalazioni.

C’è anche un altro punto che è quello dell’obbligo di “diplomarsi” o meglio di frequentare un percorso di studi per avere almeno una qualifica triennale per continuare a percepire l’assegno. Il problema è che non c’è ancora alcun protocollo tra il Ministero del lavoro e quello dell’Istruzione.

Dulcis in fundo

Come spiegato, i precettori del Reddito di Cittadinanza “occupabili” hanno l’obbligo di formazione per continuare a ricevere il sussidio anche se ancora non c’è un piano. In più c’è lo stop del Rdc anche se uno dei componenti del nucleo familiare precettore non accetta la prima offerta di lavoro che gli viene presentata.

Ancora non è chiaro, però, quali siano le caratteristiche dell’offerta che si deve accettare per forza. Esattamente non si è parlato dei criteri geografici, dell’adeguatezza della retribuzione o della durata del contratto. Un nuovo decreto dovrebbe precisarli o potrebbe arrivare un disegno di legge ad hoc.

Al momento il Governo nonostante abbia più volte ribadito di voler aiutare gli occupabili a trovare un impiego mediante un percorso di formazione non l’ha ancora fatto.

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