Focus su donne e giovani per la riforma pensioni 2024. Fra le varie indiscrezioni che circolano con insistenza negli ambienti di governo ci sarebbe l’intenzione di rivedere il meccanismo di uscita previsto per Opzione Donna. Ma anche l’idea di far scendere ulteriormente il tasso di disoccupaizone giovanile, oggi al 23%, ricorrendo alla staffetta generazionale.

Non ci sarebbe, invece, spazio per ulteriori interventi sull’assetto pensionistico attuale, nonostante le pressioni dei sindacati per evitare il ritorno pieno della Fornero nel 2024. Questione di mancanza di soldi: solo un terzo della manovra da 30 miliardi sarà assorbita dalle rivalutazioni delle pensioni nel 2024 a causa dell’inflazione.

Al limite potrà essere prorogata di un altro anno Quota 103 che prevede l’uscita a 62 anni con 41 di contributi.

Opzione Donna nel mirino del governo per un’altra riforma

L’attenzione è quindi icnentrata su Opzione Donna, la pensione anticipata riservata alle lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e 60 anni di età. Da quest’anno la misura è stata oggetto di forti limitazioni con l’introduzione in legge di bilancio di importnati requisiti soggettivi che ne hanno ristretto l’accesso a poche elette. Dal 1 gennaio 2023. infatti, bisogna rientrare nella categoria delle caregiver, invalide, licenziate o dipendenti di aziende in crisi per poter andare in pensione con Opzione Donna.

Sono anche stati modificati i requisiti anagrafici. L’età è salita a 60 anni ma con possibilità di sconto fino a due anni in presenza di figli. Cosa che ha sollevato molte polemiche al punto che si è parlato di discriminazione fra lavoratrici che hanno figli e lavoratrici che non ne hanno. Pur avendo, magari, fatto per anni lo stesso lavoro.

Sul punto si sta quindi dibattendo sulla possibilità di ripristinare l’eguaglianza del requisito anagrafico per l’accesso alla pensione anticipata. Non è detto, però, che sarà 58 anni per tutte. Più probabile che sarà 60 anni, se non di più.

Opzione Donna è infatti mal vista da Bruxelles e anche dal governo perché comincia a pesare troppo sul bilancio dell’Inps.

Staffetta generazionale per andare in pensione prima

L’altro punto su cui si sta lavorando sarebbe una sorta di incentivo all’occupazione di giovani in cambio del prepensionamento dei lavoratori senior. Da giorni si parla di una staffetta generazionale che coinvolgerebbe i dipendenti del settore privato di aziende con almeno 50 unità e a cui mancano due anni alla pensione di vecchiaia o anticipata.

Per costoro sarebbe offerta la possibilità di svolgere l’attività lavorativa che manca alla pensione, a tempo parziale (con contribuzione piena), a patto che il datore di lavoro assuma al suo posto un giovane under 35. Il lavoratore andrebbe al contempo in pensione anticipata e il giovane godrebbe di sgravi contributivi pieni. L’assunzione dovrà avvenire a tempo indeterminato anche tramite stabilizzazione del rapporto di lavoro esistente.

Questo sistema, che replica il modello scandinavo, avrebbe il merito di favorire il ricambio generazionale. Il problema sarebbe, però, il nodo dei costi. Lo Stato si dovrebbe fare carico dei contributi per i giovani e per il lavoratore senior che resta al lavoro per la parte non coperta dall’azienda. Inoltre il datore di lavoro dovrebbe sobbarcarsi maggiori costi retributivi avendo in organico un dipendente in più per il perioro di transizione.

Insomma, un bel dilemma. Anche perché sulla staffetta generazionale esiste già lo strumendo dei contratti di espansione che permettono l’avvicendamento di personale in pensione con l’assunzione di giovani lavoratori. Costa meno ed è accompagnato da scivoli pensionistici fino a 5 anni.