Ci risiamo, ecco una nuova inchiesta che mette in luce le problematiche del bel paese, e ci va a colpire laddove siamo più forti, l’alimentazione. Stavolta nel mirino ci finisce la mozzarella di bufala, da sempre orgoglio dei made in Italy e uno dei prodotti più consumati non solo dagli italiani, ma anche all’estero. Alcune indagini condotte nel casertano e nel salernitano hanno rivelato che nelle aree campane la produzione è tutt’altro che legale.

L’inchiesta shock

Parlare di raccapriccio è dire poco.

L’inchiesta condotta in alcune aree della Campania ha evidenziato una problematica che probabilmente va avanti da anni. Dalle carcasse abbandonate fuori agli stabilimenti, ai bufalini buttati via come spazzatura. Per non parlare di altri animali trovati in pessime condizioni sia igieniche che di salute. Queste condizioni disumane sono state riscontrate in ben 12 allevamenti di bufale nella provincia di Caserta e di Salerno. L’inchiesta ci arriva dall’associazione Essere Animali, la quale si è infiltrata negli stabilimenti e ha condotto un’accurata indagine sotto copertura al fine di svelare l’illegalità che regna sovrana nella produzione della mozzarella di bufala Campana DOP.

L’indagine ha portato alla luce i vari maltrattamenti subiti da questi animali, ma non è tutto. A preoccupare anche coloro che non sono animalisti, sono le condizioni di pessima igiene nel cui versano le bestie. Molte di esse non possono uscire dagli allevamenti e pascolare nelle zone previste dal regolamento. Inoltre, sono recluse in ambienti sporchi e frequentemente a contatto con il cemento, cosa che provoca nelle bufale una serie di problemi fisici, come la crescita anormale delle unghie e la conseguente zoppia. Come se non bastasse, la presenza dei veterinari è praticamente inesistente e gli animali vengono curati (per modo di dire) dagli stessi operatori degli stabilimenti. Molte bufale soffrono di prolassi vaginali e/o uterini, patologia che richiede l’intervento di esperti, ma che invece non viene affatto curata.

Mozzarella di bufala, un regno di illegalità disumana

E dire che in teoria questi non sono animali da macello, ma utilizzati esclusivamente per produrre quel latte buonissimo che dà poi origine alla famosa mozzarella di bufala. Premesso che nemmeno per il bestiame da macelleria sono consentite tali trascuratezze, a mortificare ulteriormente il settore è il fatto che gli allevamenti sarebbero appunto destinati alla produzione di latte, e non di carne. E invece, proprio lo scopo ultimo diventa il motivo di ulteriore irregolarità. Per produrre più latte, infatti, queste bufale sono inseminate artificialmente e sottoposte a iniezione di ossitocina. Disumana anche la fase di mungitura: le zampe delle bufale sono legate per evitare che si ribellino ai macchinari tiralatte.

La fiera delle oscenità e dello scempio perpetuato ai danni di questi poveri animali, purtroppo, non finisce qui. Un’altra pratica illegale scoperta dall’indagine di Essere Animali è quella dell’anello antisucchio. Si tratta di uno strumento in ferro che viene applicato alle bufale per evitare che possano bere il latte degli altri animali. Il destino dei cuccioli è altrettanto crudele. I vitelli vengono separati anzitempo dalle madri e chiusi in delle gabbie non a norma. Per i maschi invece la destinazione è il macello. La mozzarella di bufala finisce quindi nell’occhio del ciclone dopo l’inchiesta dell’associazione, la quale ha avuto anche un certo risalto in Germania, dove è andata in onda sul canale tedesco Arte.

Abbiamo sempre elogiato il made in Italiy, soprattutto per quanto riguarda il cibo e ci fa un gran piacere che il nostro paese abbia vinto il primo posto per il turismo green, ma eventi di questo genere non fanno che gettare una grande ombra sulla produzione nostrana. Speriamo che le autorità vengano sensibilizzate dal problema e possano prendere seri e tempestivi provvedimenti.

I punti chiave…

  • importante inchiesta svela le crudeltà degli allevamenti di bufale;
  • gli animali sono in condizioni igienico-sanitarie pessime, a dispetto delle vigenti norme;
  • l’inchiesta è stata condotta in alcuni stabilimenti dell’area campana.