Tasso disoccupazione più basso dal 2020. Lavoro in ripresa, occupazione giovanile no. Una combinazione alquanto bizzarra quella messa in evidenza dall’ultimo rilevamento dell’Istat sull’andamento del tessuto lavorativo del nostro Paese. E non tanto per la discordanza dei numeri.

Dati Istat lavoro

Secondo l’Istituto di statistica, i numeri sono dalla nostra parte. A maggio 2023, infatti, il numero degli occupati è salito rispetto al mese precedente, portando ulteriori 21 mila unità in stato di impiego rispetto ad aprile. Inoltre, la media è salita anche rispetto ai parametri dello scorso anno, considerando i 382 mila lavoratori in più.

Uno scatto che, per l’Istat, è stato aorito dall’aumento dei contratti indeterminati ma, soprattutto, dall’incremento degli autonomi. Proprio questi ultimi sono riusciti a compensare il calo dei contratti a termine anche se, a grandi linee, lo sprint dei lavoratori indipendenti appare come un dato relativo. Questo perché non tutti gli autonomi sono in grado di far fronte all’imponente piano di tassazione e alle spese connesse alla propria attività, così come all’instabilità generale del mondo del lavoro.

A ogni modo, il tasso di occupazione sale. Al momento siamo al 61,2%, anche se lo sprint è stato di fatto minimo: appena lo 0,1% rispetto ad aprile e circa l’1,1% su maggio 2022. Il dato più incoraggiante è comunque legato alla discesa del tasso di disoccupazione, attualmente al 7,6%. Si tratta della percentuale più bassa registrata dal 2020, con la quota di infatti rimasta invece sostanzialmente stabile al 33,7%. Il problema però c’è e non riguarda solo il ritmo della crescita ma il target di destinazione. Perché è vero che l’occupazione è cresciuta, anche per i lavoratori sostanzialmente giovani o comunque in età da famiglia (25-34 anni). Ma resta un obiettivo ancora complesso per quelli che approcciano al mondo del lavoro e, soprattutto, per le donne.

Istat, il compendio tra occupazione e lavoro precario: la situazione dei giovani e il tasso di disoccupazione

Persino la premier Giorgia Meloni, nel commentare i dati Istat, ha parlato di “incoraggianti notizie che ci spronano a fare sempre meglio, per un’Italia che torna a crescere, a lavorare, a creare ricchezza e a puntare in alto”.

Il punto è che, per quanto la marcia dell’occupazione appaia sostanzialmente stabile, almeno per chi ha oltrepassato l’età degli studi, su altri fronti il ritardo è evidente. Ad esempio, il tasso di occupazione scende ancora tra le lavoratrici e per i ragazzi tra i 15 e i 24 anni. Così come per i lavoratori nella fascia d’età 35-49 anni.

In pratica, ottenere il primo lavoro appare altrettanto difficile che ritrovarne uno dopo averlo perso una volta oltrepassati i quaranta. Ecco perché, tra aprile e maggio, il numero di persone alla ricerca di un impiego è diminuito addirittura dell’1,7% (circa 34 mila unità) tra gli uomini e aumentato tra le donne, oltre che tra i trentacinquenni.

E se la discrepanza tra lavoratori e lavoratrici acuisce ulteriormente il diario storico negli impieghi (oltre che nella presenza femminile nell’ambito pubblico), un ulteriore solco viene scavato tra giovani e meno giovani. Se il dato complessivo sull’occupazione è salito, consegnando numeri tutto sommato incoraggianti, è altrettanto vero che i numeri riferiti unicamente ai giovani risultano meno promettenti. Il tasso di disoccupazione, infatti, è salito di 0,9 punti, toccando il 21,7%. Un dato che, per il momento, non può essere mitigato dal lavoro autonomo né dai contratti indeterminati, tendenzialmente destinati a lavoratori con maggior esperienza. In pratica, almeno per ora, l’andamento dei dati Istat conferma quello registrato dalla Caritas nel rapporto sulle povertà rilasciato la settimana scorsa. Che inquadra tra i giovani coloro maggiormente in difficoltà nel garantirsi un’autosufficienza piena.

Riassumendo…

  • l’Istat registra un aumento dell’occupazione tra aprile e maggio, con circa 21 mila unità impiegate in più;
  • il dato risulta in calo tra le donne e i lavoratori più giovani, per i quali sussistono le difficoltà maggiori nel trovare lavoro;
  • il tasso di disoccupazione giovanile è salito di 0,9 punti (21,7%).