La ministra del Lavoro Marina Calderone sta mettendo mano alla riforma delle pensioni. Sembra però non con la velocità auspicata dalle sigle sindacali.

L’ultimo tavolo di confronto tra le parti sociali e l’Osservatorio sulla spesa previdenziale è addirittura stato bollato come “imbarazzante” dalla segretaria della Cgi Lara Ghiglione. I sindacati accusano il governo, nella fattispecie la figura del ministro, di non aver compiuto alcun passo in avanti sulla riforma.

Un’attesa da parte dell’esecutivo Meloni che può essere facilmente spiegata con la nota di aggiornamento del Def.

È in programma a settembre, e soltanto allora si conosceranno i margini di manovra per la nuova riforma delle pensioni. Margini che, come spesso accade, sono molto ridotti.

Previdenza complementare

Al momento l’ipotesi più realistica è che il governo punti sulla previdenza complementare. Proprio su questo tema è in calendario un tavolo di confronto tra l’Osservatorio sulla spesa previdenziale e le parti sociali il prossimo 18 settembre.

Ne ha parlato diffusamente nella giornata di ieri Il Sole 24 Ore, nell’articolo a cura di Marco Rogari. In pratica una “pensione fai da te” per assicurare una copertura previdenziale adeguata ai giovani lavoratori con carriere discontinue.

In merito alla previdenza complementare si dovrebbe discutere soprattutto in occasione della delega fiscale e della prossima legge di Bilancio. Ma in che modo il governo pensa a questa tipologia di pensione?

La risposta è di per sé molto semplice: incentivi, agevolazioni fiscali, innalzamento della soglia di deducibilità e l’assegnazione del Tfr ai fondi pensione. Sempre a proposito della pensione complementare, l’ultima rilevazione della Commissione di vigilanza sui fondi pensione ha constatato l’aumento degli iscritti alla previdenza integrativi.

Quest’ultimi hanno raggiunto quota 9,3 milioni, circa l’1,2% in più rispetto allo scorso anno.

Questione risorse e pensioni

Cambiano i governi, cambiano i protagonisti, ma alla fine il nodo rimane sempre lo stesso: le risorse insufficienti.

Non c’erano durante i governi di centrosinistra, non c’erano in occasione dei governi giallo-verdi e giallo-rossi, quindi inevitabilmente mancano anche con il nuovo governo di centrodestra.

Alla fine si parla tanto di modificare la legge Fornero, ora questo partito ora quest’altro si riempiono la bocca di frasi ad effetto, ma poi i nodi vengono sempre al pettine. Inevitabilmente.

La riforma punta sulla pensione fai da te: ecco come

Non è difficile capire oggi che una nuova riforma delle pensioni, se mai si farà, non sarà certo quest’anno. Si potranno trovare delle pezze, degli interventi tampone, ma l’impianto strutturale della legge Fornero resta.

La novità però c’è. Se vogliamo una pensione, non dobbiamo più aspettare il governo. In pratica dobbiamo farcela da noi. Sposando in toto la previdenza complementare.

Sembra una barzelletta, ma non lo è. Una barzelletta perché l’Italia non è il Paese migliore – per usare un eufemismo – in cui proporre la pensione fai da te. Visto e considerate le scarse, se non nulle, competenze finanziarie della stragrande maggioranza di lavoratori. Ma tant’è.

Riassumendo

– L’ultimo tavolo di confronto tra l’Osservatorio sulla spesa previdenziale e le parti sociali si è rivelato un flop di grandi dimensioni.
– Al momento non si sono registrati passi in avanti tra governo e sindacati sulla nuova riforma delle pensioni.
– Molto probabilmente si attende la nota di aggiornamento del Def 2023 a settembre per capire quali sono i margini di manovra.
– Di fronte all’assenza di risorse, si fa largo l’ipotesi sempre più concreta della previdenza complementare.
– A fronte di incentivi, agevolazioni fiscali, ecc., saranno gli italiani a doversi creare la pensione. Da soli.