Non solo tempo, ma anche denaro. Iniziare gli studi universitari per conseguire una laurea è un impegno importante in tutti i sensi. Ma quanto può rivelarsi fruttuoso nel nostro paese? I dubbi di molti giovani oggi riguardano proprio il loro percorso post maturità. Laurearsi o non laurearsi? Spesso sono le famiglie a dare l’input necessario in un senso o nell’altro, ma alla base c’è sempre un ragionamento di tipo pratico? Conviene laurearsi in Italia? E se sì, dopo quanto tempo vedrà i miei sforzi economicamente ripagati?

Il nuovo studio sul lavoro in Italia

A chiarirci un po’ le idee ci ha pensato lo studio effettuato dall’Osservatorio JobPricing, il quale è andato al setaccio di dati relativi ai salari di lavoratori con laurea e senza.

Osservando tali dati si evince sin da subito che la retribuzione per i laureati è più alta di coloro che non lo sono. Il divario tra i due salari però si allarga con il passare del tempo, mentre nei primi anni di lavoro questa forbice è molto più stretta. Ad esempio, tra i 25 e i 34 anni, quando il professionista è ai primi anni di carriera, un laureato guadagna in media il 22,6% in più di un non laureato. L’età e l’esperienza però accentuano questo divario, infatti nella fascia tra i 35 e i 44 anni la percentuale sale al 38%. Il maggior divario però si ha dopo i 55 anni, con una differenza di salario che sale al 79%.

Tali percentuali sono determinate anche dal fatto che i laureati, a un certo punto della loro carriera (ma in alcuni casi anche subito), possono ricoprire incarichi professionali di maggiore responsabilità, i quali consentono di ricevere salari più alti. Abbiamo quindi visti che effettivamente conseguire una laurea è più vantaggioso nel lungo periodo, visti i migliori stipendi che si possono ottenere. Bisogna però precisare che non tutte le lauree sono uguali riguardo il ritorno economico.

Le lauree STEM risultano essere quelle più vantaggiose in questo senso. Si tratta di studi relativi agli ambiti tecnologici, ingegneristici e matematico-scientifici.

La laurea conviene?

Il nostro percorso relativo ai dati dello studio, ci ha fatto capire che laurearsi conviene. Come dicevamo, però, conta il tipo di laurea e il livello di studi che si conseguono determinano poi le retribuzioni future. Non vi è ad esempio sostanziale differenza tra coloro che sono in possesso di una laurea triennale e coloro che hanno solo il diploma di maturità. Chi ha invece una laurea magistrale o un master di primo livello può aspirare a uno stipendio migliore, e in media si parla del 40% in più rispetto ai diplomati. Come abbiamo visto, però, molte professioni consentono di ottenere salari migliori solo dopo un certo periodo della loro carriera professionale. C’è quindi da prendere in considerazione anche un altro aspetto, ossia l’investimento sia economico che temporale per conseguire una laurea.

Un giovane che inizia la sua avventura universitaria si renderà conto del fatto che alcuni suoi coetanei che si sono fermati al diploma, hanno già iniziato a guadagnare con il proprio lavoro. Lui invece, oltre a doversi concentrare sugli studi, e quindi potenzialmente impossibilitato ad iniziare una vera carriera professionale, deve anche versare un bel po’ di soldini per proseguire gli studi. In quanto tempo quindi un laureato colmerà questo gap economico? La risposta è alquanto sorprendente e probabilmente riequilibra un po’ l’ago della bilancia tra laureati e diplomati. Infatti, se un laureato inizia a lavorare a 25 anni, in media ci metterà tra i 16 e i 20 anni (conterà molto in questo calcolo il fatto che si tratti di uno studente fuori sede oppure no, e sappiamo quanto costano le case in affitto per studenti, soprattutto a Milano e in altre città universitarie).

I punti salienti…

  • il salario dei laureati è più alto in media di quelli con diploma;
  • le differenze di salario però si accentuano solo a un certo punto della carriera professionale, arrivando a una differenza del 79% dopo i 55 anni;
  • la laurea è però un investimento importante, secondo i dati un laureato ci metterà quasi 20 anni per recuperare il gap rispetto a un coetaneo diplomato che ha iniziato subito a lavorare.