Quando i computer di massa furono sdoganati uscì un software che probabilmente solo in pochi ricorderanno. Del resto, parliamo di circa 30 anni fa. Eppure, anche se all’epoca non si parlava ancora di intelligenza artificiale, tale software cercava di indovinare la data di morte del soggetto che decideva di partecipare chiedendogli diverse informazioni e concludeva la sua analisi con una frase che diceva più o meno così: “questo è solo un gioco, o se preferisci uno scherzo, ma ricorda che in ogni scherzo c’è un briciolo di verità”.

Ora arriva Life2vec e le cose sembrano essere diventate mostruosamente serie.

Life2vec, ecco quando muori

Bisogna precisare una cosa importante, il modello di intelligenza artificiale sviluppato dai danesi è rivolto ai decessi precoci. Ciò significa che l’AI in questione prevede la morte anzitempo, e non la normale fine di un soggetto sano. O quantomeno è questo che ci pare di capire quando leggiamo decessi precoci. Altra cosa importante da dire è che l’AI non è infallibile, ma ha comunque una percentuale di precisione molto alta, visto che arriva al 78%. L’architettura utilizzata è molto simile a quella di ChatGPT, il chatbot che ha sdoganato l’AI nel 2023. È stato addestrato usando un database contenente le informazioni personali e socio-demografiche di sei milioni di danesi, fornito dalle autorità governative del paese.

I parametri utilizzati sono la salute, il reddito e l’occupazione e la rete neurale dell’AI analizza tali dati per prevedere la data di decesso del soggetto. I dati utilizzati per la fase di addestramento si riferiscono al periodo compreso tra il 2008 e il 2016. Ma gli scienziati disponevano di informazioni sui decessi fino al 2020. Tali dati aggiuntivi sono stati utilizzati per confrontare le previsioni con le informazioni reali, al fine di vedere di quanto erano corrette e trovare così una percentuale di precisione, il 78% sopracitato.

In sostanza, i dati sono risultati precisi otto volte su dieci. La maggior parte degli errori erano legati a infarti e incidenti, eventi che a quanto pare nemmeno l’AI può prevedere.

Intelligenza artificiale prevede la morte

A che serve sapere da data della propria morte? Sostanzialmente, tale informazione dovrebbe aiutarci a evitarla, rendendo però vana la previsione fatta. Insomma, una sorta di paradosso logico. In realtà, a parte il giochino che sicuramente incuriosirà un po’ tutti (anche se quello di Life2vec non viene presentato come un gioco, e quindi diventa decisamente più inquietante), uno scopo di una certa utilità c’è. Questo perché l’intelligenza artificiale ha individuato quelli che sembrano essere i fattori principali per una morte precoce. Essi sono l’essere maschio, avere un disturbo mentale e un basso reddito. Sul primo requisito c’è poco da fare, e sappiamo da sempre che la fisiologia dei maschi è decisamente molto meno resistente rispetto a quella delle femmine (alla faccia del sesso debole).

Gli altri due punti invece sono decisamente più interessanti, soprattutto quello relativo al basso reddito. A dispetto di quanto si è sempre sostenuto, ossia che i soldi non comprano la salute, a quanto pare tale detto è ormai ampiamente smentito, poiché sembra scientificamente provato che chi ha una certa solidità economica vive anche più a lungo. Quello utilizzato da Life2vec non è l’unico modello atto a prevedere la morte, ma a quanto pare nessun altro software era riuscito a raggiungere questi risultati. Si parla dell’11% in più di precisione, cosa che ha fatto subito balzare l’AI danese agli interessi dei media.

I punti chiave…

  • ora l’intelligenza artificiale ci dice anche quando moriremo;
  • ricercatori danesi hanno sviluppato software in grado di prevedere la morte con una precisione del 78%;
  • i fattori determinanti per i decessi precoci sono le malattie mentali e il basso reddito;
  • gli uomini sono maggiormente a rischio di morte precoce rispetto alle donne.