Alla fine anche l’intelligenza artificiale si sta rivelando essere tutt’altro che perfetta. OpenAI corre ai ripari, ChatpGPT sta iniziando a sbagliare un po’ troppo e urge una nuova fase di apprendimento per migliorane le prestazioni. Stavolta però l’azienda ha deciso di fare le cose in regola… e pagare.
L’intelligenza artificiale che non ti aspetti
Se c’è un grande gap che rende l’uomo eternamente superiore alle macchine, è la possibilità di sbagliare, ossia di commettere quell’errore che può essere meglio di ogni più rosea previsione.
Dopo l’euforia dei primi mesi, lentamente un po’ tutti stanno iniziando a capire che in fondo questa tecnologia imperfetta era già presente nel mondo da tempo, solo che ora ha raggiunto livelli quantitativi (attenzione, quantitativi, non qualitativi, ed è questo il concetto che molti ancora non riescono a comprendere) che la fanno sembrare qualcosa di diverso dall’intelligenza artificiale utilizzata 10 anni fa. A conti fatti, però, ora tutti si stanno accorgendo che senza la lezione impartitale dall’uomo, anche l’AI è poca, e soprattutto si rivela essere fallace se l’insegnante è in errore. Di riflesso, però, il fenomeno ha portato in luce anche un altro aspetto da molti sottovalutato.
ChatGPT, pagare per imparare
Le continue violazioni dei diritti d’autore operate da ChatGPT a quanto pare non hanno fruttato. Se è vero che i guadagni di OpenAI sono stati mostruosi, è altrettanto vero che per imparare il suo software non ha speso un centesimo.
Quest’anno sono partite tante cause proprio per la violazione dei diritti d’autore contro l’AI, e l’Europa è stata costretta a regolamentare la cosa con nuove norme. Dalle analisi risulta che i contenuti proposti sono ormai imperfetti e negli ultimi tre mesi ChatGPT sta registrando un calo costante di abbonati. La collaborazione con l’editore Springer potrebbe fornire a entrambi un lavoro fruttuoso. OpenAI potrà usufruire delle fonti originali dell’editore e offrire il giusto compenso, mentre quest’ultimo sfrutterà la tecnologia del software per migliorare la diffusione dei suoi contenuti. Tutti contenti? Per ora sì, almeno fino alla prossima crisi.
I punti chiave…
- OpenAI in difficoltà, ora corre ai ripari e si affida all’editore Springer;
- negli ultimi mesi registra un calo costante di abbonati, e ChatGPT sta proponendo contenuti sempre più scadenti;
- l’intelligenza artificiale sta affrontando forse la prima crisi dell’anno.