Prosegue l’effetto tagli delle pensioni anticipate. Nei primi sei mesi del 2023 l’Inps ha erogato 370.136 nuove prestazioni con un calo del 16,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. E’ quanto emerge dai dati Inps sui flussi di pensionamento secondo i quali nell’intero 2022 le pensioni decorrenti nel periodo sono state 853.842.

A incidere sul calo delle domande è la fine di Quota 100 nel 2021, ma che ha avuto degli strascichi anche nel 2022. Quota 102 e Quota 103, subentrate dopo, hanno avuto un impatto molto limitato sui numeri generali.

Si conferma così il trend che porta gradualmente il sistema sui binari tracciato dalla riforma Fornero.

Pensioni giù del 16,6% nei primi sei mesi dell’anno

A contribuire al calo delle domande di pensione è anche la nuova versione di Opzione Donna. Con la stretta dei requisiti per l’accesso introdotti dal 2023 le nuove richieste sono letteralmente crollate. Le pensioni Opzione donna decorrenti nei primi sei mesi del 2023 – secondo il monitoraggio Inps sui flussi di pensionamento – sono 7.536 contro le 24.559 dell’intero 2022.

Ricordiamo cha da quest’anno bisogna aver compito 60 anni (requisito ridotto di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due anni) e trovarsi in una situazione di difficoltà. Come caregiver, invalide con una riduzione della capacità lavorativa almeno del 74% o licenziate. La grande maggioranza (4.120) prende meno di 1.000 euro al mese.

A questi numeri si devono sommare quelli derivanti dalle altre prestazioni, tutte in calo, comprese quelle di vecchiaia. Quota 100, durata per tre anni fino al 2021, ha infatti aperto le porte della pensione in anticipo riducendo così il ricorso alle vie ordinarie per molti lavoratori.

Importi medi in calo

L’importo medio delle pensioni con decorrenza nei primi sei mesi del 2023 è stato di 1.168 euro. In calo rispetto ai 1.183 dello scorso anno. A incidere sull’assegno è sostanzialmente il metodo di calcolo contributivo che, a parità di contributi ed età anagrafica rispetto al passato, implica un conteggio minore.

  Più passano gli anni, infatti, è meno preponderante diventa la porzione di pensione che è calcolata col vecchio sistema retributivo (più vantaggiosa). E, di conseguenza, diminuisce anche la pensione.

Per i dipendenti pubblici – sempre secondo i dati Inps – nei primi sei mesi del 2023 sono state erogate 42.955 nuove pensioni anticipate a fronte delle 63.630 dei primi sei mesi del 2022 (-36,01%). Per i dipendenti privati si è registrato un calo delle anticipate dalle 71.987 dei primi sei mesi del 2022 alle 56.801 del primo semestre 2023 (-21,1%).

Quota 103, domande pensione inferiori a quelle di Quota 102

Nei primi sei mesi dell’anno sono state registrate anche le prime istanze per la pensione con Quota 103. Fin ora sono state presentate circa 12 mila richieste (molte sono ancora in fase di elaborazione) su un potenziale che ammonta a 44 mila aventi diritto. Il numero è decisamente inferiore alle domande di pensione presentate nello stesso periodo del 2022 con Quota 102 (scaduta).

Il motivo è riconducibile essenzialmente alle restrizioni introdotte con la legge di bilancio che prevede il pagamento della pensione con Quota 103 fino alla soglia di 5 volte il trattamento minimo. Oltre al fatto che è previsto un incentivo (bonus Maroni) a restare al lavoro per chi rinuncia alla pensione anticipata. Entrambe le novità introdotte da quest’anno hanno determinato un calo delle richieste di pensione rispetto a Quota 102.

Riassumendo…

  • Domande di pensione in calo del 16,6% nei primi sei mesi del 2023 per via dei tagli alle uscite anticipate.
  • Pesano le restrizioni introdotte per Opzione Donna e l’esaurimento di Quota 100.
  • Importi medi delle pensioni ancora in calo a quota 1.168 euro.