Una decisione davvero clamorosa arriva dalla Norvegia, stop agli effetti estetici senza menzionarli, gli influencer dovranno infatti segnalare i ritocchi di Photoshop se hanno intenzione di usarli durante i loro video e scatti da social. Come mai questa decisione? Semplice, il rischio è di fare pressione sull’aspetto esteriore del follower.

Influencer e Photoshop, è obbligatorio segnalarlo se c’è il ritocco

Quando uno stato funziona in ogni suo aspetto, allora ci si può concentrare anche su dettagli che in altri paesi possono sembrare superflui.

I paesi scandinavi, di cui la Norvegia fa parte, sono da sempre nelle posizioni più alte delle varie classifiche relative alla vivibilità e all’agiatezza economica. Ed è proprio dalla Norvegia che arriva una legge già approvata che obbliga gli influencer a dichiarare esplicitamente i ritocchi estetici che hanno effettuato per la pubblicazione dei propri video o foto sul web.

Il termine norvegese è kroppspress, e viene tradotto come pressione sull’aspetto esteriore. In pratica, vedere in foto o video un personaggio esteticamente perfetto secondo i canoni generali, può far sentire i followers inadeguati rispetto a ciò che stanno vedendo. Per questo motivo quindi il parlamento norvegese ha deciso di porre in obbligo a ingluencer ed aziende che li supportano, di indicare se è stato utilizzato qualche ritocco tecnologico per far apparire il personaggio in quel modo.

Influencer e Photoshop, la nuova legge norvegese

Se i norvegesi pensano alla questione psicologica che può essere minata da stratagemmi del genere, noi maliziosi italiani invece pensiamo subito alla truffa che un influencer può invece attuare avvalendosi del medesimi stratagemmi sui social. Pensiamo ad esempio alla celebrità che sponsorizza un cosmetico o un qualsiasi altro prodotto di bellezza, ma lo fa avvalendosi anche del cosiddetto ritocchino operato da Photoshop.

In questo caso, altro che pressione sull’aspetto esteriore del follower, si tratta invece di vero e proprio inganno a scopo di lucro.

Un vero e proprio marketing ingannevole che però allarga la questione oltre i confini indagati dal governo norvegese, ma che sarebbe bene prendere in esame, visto il sempre più proliferarsi di tecnologie che consentono di ingannare l’occhio più o meno inesperto dello spettatore.

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