Una nuova pandemia in arrivo? Questa è la domanda che molti si pongono da quando si è diffusa la notizia della diffusione del vaiolo delle scimmie tra gli esseri umani. Roberto Burioni, a Che Tempo Che Fa, spiega immediatamente come ci siano grandi differenze tra il virus del Covid e quello del vaiolo delle scimmie. Il primo era sconosciuto, mentre il secondo lo conosciamo dal 1958 e il primo caso di contagio umano si è avuto nel 1970. Può essere considerato il cugino buono del vaiolo umano e, stando alle nostre conoscenze, sviluppa una malattia con sintomi simili a una varicella severa.

Perché allora sta destando preoccupazione?

Perché la diffusione oggi del vaiolo delle scimmie?

La prima buona notizia sul vaiolo delle scimmie è che il vaccino per la forma umana della malattia protegge anche da questa variante ‘animale’. Il vaiolo umano è pressoché scomparso da circa quarant’anni grazie alla vaccinazione. per questo chi ha un’età più avanzata oggi è maggiormente protetto, mentre il vaiolo delle scimmie può diffondersi tra la popolazione non vaccinata, dunque quella giovane. Nel continente africano, infatti, questa malattia sta avendo una crescita proprio negli ultimi anni, e si segnala ad esempio un focolaio in Nigeria nel 2007 che ha colpito circa 700 persone. Fino a poche settimane fa, gli unici casi di vaiolo delle scimmie che si segnalavano al di fuori del continente africano. Essi erano dovuti a persone che si erano recate lì per viaggio o che erano in contatto con animali selvatici provenienti da quelle aree.
A partire da queste premesse perché ci stiamo preoccupando per questa diffusione?

Perché il vaiolo delle scimmie desta preoccupazione nella comunità medica mondiale

Il motivo per cui il vaiolo delle scimmie, nonostante sia una malattia conosciuta, sta destando preoccupazione è che, nelle ultime settimane, si sono registrati più casi di questa patologia che dal 1958 a oggi.

In più, si tratta di persone che non erano di ritorno dall’Africa. Un’impennata importante e che deve avere una ragione, dunque.

Burioni spiega che al momento ci sono due ipotesi. Si parte dal presupposto che il contagio non è così facile ma necessita di un contatto diretto ed è quindi soprattutto per via sessuale che si trasmette. La prima ipotesi è che quindi il virus sia diventato molto più contagioso. Sembra però altamente improbabile, perché il vaiolo delle scimmie appartiene a una famiglia di virus che mutano poco. La seconda ipotesi è considerata più probabile. Si è registrato infatti che la maggior parte delle persone infettate sono molto giovani e con vita sessuale molto attiva. Molto giovani, dunque non vaccinate in passato, e che favoriscono la trasmissione per via sessuale.

Una cattiva notizia, ma alcune buone notizie

La cattiva notizia sul vaiolo delle scimmie è che molto probabilmente i casi di questa malattia sono molti di più di quelli trovati. Occorre dunque mettere in campo immediatamente un tracciamento dei casi conosciuti e cercare di contenere il contagio. Si attende comunque una crescita di casi nelle prossime settimane. Le buone notizie, però, sono varie. La prima è che, se davvero il vaiolo delle scimmie si trasmette quasi esclusivamente per via sessuale, è facile limitarne la trasmissione. La seconda è che la fascia della popolazione più anziana è già protetta dal vaccino effettuato diversi decenni fa. La terza è che, in ogni caso, abbiamo già a disposizione un vaccino efficacissimo per la fetta più giovane della popolazione.

L’ultima buona notizia

L’ultima buona notizia è che esistono due ceppi di questa malattia, uno più aggressivo e uno più leggero. Ebbene, sembra che i casi di contagio siano tutti ricollegabili a quest’ultima variante, la meno pericolosa.
La migliore notizia potrebbe arrivare nelle prossime settimane. Se il virus è rimasto quello del 1958 e non è mutato, e tutte le evidenze odierne sembrano indicare questo, allora si tratterebbe di una malattia assolutamente controllabile e che quindi non dovrebbe destare alcuna preoccupazione.


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