Secondo l’Onu, la guerra tra Russia e Ucraina può causare una vera e propria carestia globale. In gioco c’è la sicurezza alimentare del Pianeta, ecco perché si chiede la riapertura dei porti nella zona di Odessa. Secondo le stime della FAO, ci sarebbero 25 milioni di tonnellate di grano bloccate da settimane negli impianti di stoccaggio. Si tratta di un problema enorme. Come ha dichiarato il funzionario delle Nazioni Unite Martin Frick, che ha chiesto la ripresa della forniture alimentari verso altri paesi, anche l’Ucraina che detiene queste materie prime è in difficoltà.

Guerra in Ucraina e carestia, il motivo per cui ora il rischio è una crisi globale alimentare

Secondo Sébastien Abis, ricercatore dell’Iris, l’istituto francese per le relazioni internazionali e strategiche, e direttore del Club Demeter: «Se la guerra non termina subito, i primi a soffrire dei danni alle produzioni agricole saranno gli ucraini e subito dopo i Paesi più dipendenti dalle importazioni di grano da Kiev».

L’Ucraina è una superpotenza agricola, che in questo momento non esporta più e senza volerlo sta causando la scarsità dei prodotti alimentari. Un mercato che è molto influenzato sia dalla Russia che dall’Ucraina. Basti sapere che molti paesi come Egitto, Indonesia, Bangladesh, Turchia, Tunisia, Marocco, Yemen e Libano dipendono fortemente dalle esportazioni ucraine.

Il paese pesa anche per il 15% nelle esportazioni globali di mais. Dopo il caos sul gas e sull’energia, l’Unione Europea ha capito che anche sul piano agroalimentare è necessario trovare una soluzione per essere indipendenti dai paesi a rischio e aumentare le produzioni, pur salvaguardando la sostenibilità ambientale.

Il ruolo dello spreco alimentare

Infine, come sostiene Caterina Batello, Team leader per l’Agroecologia alla Fao, è fondamentale combattere lo spreco alimentare; il 30% dei prodotti destinati alle nostre tavole viene sprecato e una larga percentuale finisce nella spazzatura.

E’ necessario che anche i paesi ricchi cambino strategia, ad esempio, un cambiamento dei modelli alimentari che preveda meno consumo di carne.