Davvero si parla ancora di Green Pass come quando eravamo in pandemia? Sono passati ormai anni, eppure la risposta è sì. Il Covid ha fatto da spartiacque tra il mondo che c’era prima e quello che stiamo vivendo oggi e anche l’OMS vuole evitare che sciagure del genere possano ripetersi. A quanto pare però l’Italia non è d’accordo sulla decisione che lei stessa sembrava aver accolto qualche tempo fa. Facciamo il punto della situazione cercando di mettere ordine in una situazione alquanto complicata.

L’Italia cambia idea

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha comunicato la decisione dell’Italia, la quale cambia idea sul Green Pass globale dell’OMS. Mentre l’economia si interroga sulla reale portata dei vaccini anti-Covid, una perdita economica che fa rabbrividire, la decisione del nostro Paese è che il Green Pass universale non è una soluzione che può risolvere il problema. L’Organizzazione mondiale della sanità insieme all’Unione europea, aveva lanciato tale strumento al fine di offrire un certificato sanitario internazionale. Il Governo non si era ancora espresso in merito, ma nel decreto del PNRR recentemente approvato, c’era un passaggio che lo citava facendo presupporre che anche per l’Italia c’era stato il via libera a tale certificazione.

Ora però Schillaci rettifica e il Paese fa marcia indietro. Ma così il Green Pass globale? Si tratta appunto di un certificato sanitario elettronico che è una sorta di estensione della cosiddetta Carta Gialla, ossia un libretto che certifica la vaccinazione contro alcune malattie pericolose. Tale certificato è richiesto per l’ingresso in alcuni Paesi. Parliamo quindi di un vero e proprio passaporto sanitario, il quale è stato lanciato in Olanda nel lontano 1933 e adottato anche dall’OMS nel 1951. L’Organizzazione in questione aveva assicurato che tale libretto non violava la privacy e manteneva il riserbo sui dati sanitari personali dei cittadini.

Il progetto nuovo è stato presentato dall’OMS nel 2020 e aveva come obiettivo quello di assicurare la corretta assistenza sanitaria in tutto il mondo, grazie ovviamente anche alla digitalizzazione dello strumento.

Green Pass globale, l’Italia dice no

Grazie al Green Pass globale, oltre a permette un migliore cura dei cittadini, anche a distanza, permette la creazione di una vera e propria banca dati capace di migliorare la ricerca scientifica in tutto il mondo. Anche l’intelligenza artificiale rientra in tale progetto, visto che si utilizzeranno le nuove tecnologie per incrociare i dati raccolti e migliorare le cure, oltre che renderle più veloci. A quanto pare, anche l’Italia doveva aderire a tale iniziativa, visto che nel decreto-legge del PNRR si faceva chiaro riferimento a tale progetto. Il Cdm aveva appuntamento approvato il decreto pochi giorni fa, ma ora arriva la marcia indietro da parte di Schillaci, il quale precisa:

In seguito dell’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto-legge del 26 febbraio, ritengo utile precisare che il Governo non ha alcuna intenzione di aderire al cosiddetto ‘green pass globale’ dell’Oms. In sede di conversione del decreto-legge verrà presentato un emendamento per riformulare il testo e ricondurre la norma agli obiettivi Pnrr in tema di salute, a partire dalla piena operatività del fascicolo sanitario elettronico”.

Insomma, il riferimento verrà cancellato dal testo e l’Italia proseguirà autonomamente per la sua strada senza aderire al progetto del Green Pass globale proposto dall’OMS.

I punti chiave…

  • il Green Pass globale dell’OMS è un certificato sanitario elettronico utilizzato per l’ingresso in alcuni Paesi;
  • nel decreto-legge del PNRR approvato dal Governo si citava tale progetto facendo presupporre l’adesione dell’Italia;
  • il ministro Schillaci ha fatto sapere che tale riferimento verrà cancellato, quindi il nostro Paese non aderirà a tale progetto.