Quando manca sempre meno alle elezioni del 25 settembre, il PD da una spinta al programma elettorale e punta ad un nuovo modello per combattere il precariato. Che ormai i partiti politici stiano cercando di mirare ai temi cari ai cittadini è chiaro: pensioni, stipendi bassi e rincari bollette in primis. Nel frattempo, gli italiani devono tirare le somme e capire da che parte stare. In gioco c’è il futuro del paese e in questo momento di crisi, nonostante i timori, è fondamentale prendere decisioni sensate.

Il Jobs Act è una delle riforme che più hanno segnato il governo guidato da Matteo Renzi, quando l’attuale leader di Italia Viva era il segretario nazionale del Partito democratico.

Lo stesso Renzi, che era succeduto poco prima a Enrico Letta nella guida dell’esecutivo. Questo all’indomani della tanto chiacchierata scena della campanella in occasione del passaggio di consegne ufficiale. Per alcuni questa può essere una chiave di lettura convincente per spiegare l’ultima mossa di Letta. Per altri invece è una proposta chiave del programma elettorale del Partito democratico. Sicuramente coerente con le posizioni espresse dai principali vertici del partito negli ultimi mesi. Ma a cosa si riferisce il segretario del Pd quando parla di modello spagnolo, in riferimento alla volontà di superare il Jobs Act di Matteo Renzi?

Il Partito democratico dichiara guerra al lavoro precario in vista delle elezioni del 25 settembre

Il “modello spagnolo” a cui si riferisce Enrico Letta quale strumento di lotta al lavoro precario e definitivo superamento del Jobs Act è l’insieme di misure approvato in Spagna per contrastare il lavoro povero e precario. A partire dalla dignità del lavoro per tutti, definendo inaccettabile la precarietà con cui devono fare i conti oggi giovani e donne. La prima proposta concreta è il salario minimo, uno dei cavalli di battaglia del programma elettorale del Pd.

Salario minimo – aperta parentesi – che figura tra le principali misure proposte anche dal Movimento 5 Stelle – chiusa parentesi – di Giuseppe Conte.

Tra gli altri provvedimenti che il Partito democratico vuole adottare per contrastare il lavoro precario, sul modello di quanto fatto in Spagna, c’è la volontà già espressa in più di un’occasione di aumentare lo stipendio a tutti i lavoratori con una mensilità aggiuntiva a fine anno. E poi ancora l’obbligo per le aziende di pagare gli stage curriculari. Un intervento efficace sui contratti a tempo determinato, la lotta senza quartiere contro il lavoro sommerso.

Anche il Terzo Polo favorevole al salario minimo

Carlo Calenda, leader di Azione e candidato premier con il Terzo Polo alle elezioni politiche del 25 settembre, si è detto favorevole al salario minimo. Si è quindi allineato in questo modo sia al Partito democratico sia al Movimento 5 Stelle. La sua proposta è però leggermente diversa rispetto a quella presentata da poco dal Pd. L’idea di Calenda prevede infatti che il salario minimo sia istituito sulla base di criteri fissati tecnici indipendenti e non dalla classe politica.