Le elezioni politiche del 25 settembre sono alle porte. Tra tre giorni saremo chiamati al voto, un voto che deciderà le sorti del nostro paese e che cambierà nel bene o nel male gli scenari futuri. Ormai rimangono da convincere solo gli indecisi. Un numero che potrebbe essere più alto di ciò che si pensa e proprio su questo giocano i partiti politici. In quanti, ad esempio, sono contro lo stop ale auto a benzina e diesel? La campagna elettorale gioca anche su questo.

Il leader della Lega Matteo Salvini ha scelto di giocare d’anticipo rispetto agli altri leader di partito, calando uno degli ultimi assi che aveva conservato fino a oggi.

Durante un comizio elettorale a Rivoli, in provincia di Torino, il numero uno del Carroccio ha promesso un referendum contro lo stop alla produzione di auto a benzina e diesel dal 2035. E secondo il concetto ribadito più volte di “prima gli italiani”, Salvini ha affermato: “Credo che a decidere debbano essere gli italiani”.

Elezioni 25 settembre, Salvini promette un referendum contro il divieto di produrre auto con motore termico dal 2035

La mossa di Matteo Salvini è chiara: scaricare la colpa al Partito democratico della decisione presa in ambito europeo di bloccare la produzione dei veicoli a benzina e diesel dal 2035. Un provvedimento, lo ricordiamo, che va a inserirsi in una strategia più ampia per raggiungere l’obiettivo di emissioni inquinanti zero fissato per il 2050. Non è nemmeno un caso che la promessa arrivi dalla provincia di Torino, da sempre la culla dell’industria automobilistica italiana. Perché oltre all’Europa c’è un altro nemico all’orizzonte: la Cina.

L’esempio della Germania

Il ragionamento del segretario nazionale della Lega è il seguente: la produzione delle auto elettriche porterà “a licenziare a Torino e far lavorare a Pechino”. In realtà non c’è scritto da nessuna parte che le fabbriche chiuderanno.

Semmai ci sarà un processo di transizione che porterà il settore dell’automotive ad abbandonare lo sviluppo dei motori termici a favore di quelli elettrici.

È quanto ad esempio sta già avvenendo in Germania, dove il colosso Volkswagen sta investendo ingenti risorse per superare l’americana Tesla. Ma anche diventare il primo produttore al mondo di veicoli elettrici. Se in Germania le fabbriche dove si producono automobili sono rimaste ai tedeschi, anziché in Cina, non è ben chiaro il motivo per cui non debba accadere anche in Italia, dove la controparte di Volkswagen è ovviamente la storica casa automobilistica torinese Fiat.

La replica del Partito democratico

Non è tardata ad arrivare la replica del Partito democratico alle accuse di Matteo Salvini, nonché alla sua intenzione di promuovere un referendum. Il vice presidente dei dem alla Camera dei deputati, l’onorevole Roberto Morassut, ha affermato che le parole del segretario del Carroccio siano un clamoroso autogol, accusandolo di contrastare “la transizione ecologica” per restare al modello legato ai combustibili fossili. Insomma, il gioco si fa duro e le ultime ore prima del voto sembrano davvero rappresentare uno scenario tosto.