Non c’è pace per le nostre tavole. Non bastavano i rincari di molti generi alimentari, ora arriva anche il problems del pesce, ma è tutto collegato. L’aumento del prezzo del gasolio dovuto principalmente alla guerra in Ucraina ha avuto pesanti conseguenza sulla pesca italiana. Il raddoppio, o quasi, del prezzo medio del gasolio per i pescherecci ha indotto i titolari delle imbarcazioni a misure drastiche. Diminuire le uscite e continuare a lavorare in perdita.

Impossibile poi mantenere i prezzi come quelli pre-crisi.

In questo quadro, è facile capire perché la pesca italiana stia attraversando un periodo difficilissimo. Una crisi acuita dalla reazione delle famiglie italiane, che hanno deciso di tagliare la spesa per il pesce fresco fino al 31%. La causa? I rincari. E senza farlo apposta, i primi ad approfittarne sono gli stranieri. Lo indica la crescita delle importazioni dall’estero, in aumento del 27% nei primi sette mesi del nuovo anno. Ormai i rincari non ci danno tregua, sopratutto per la tavola e la spesa alimentare. Di questo passo viene davvero da chiedersi come finiremo.

Il pesce sintetico in provetta

Sembra piovere sul bagnato per il settore ittico italiano. Alle difficoltà causate dal rincaro del gasolio, si aggiunge la minaccia del pesce sintetico. La sperimentazione è stata avviata dalla Bluu Seafood, una società tedesca che è riuscita a creare i primi bastoncini di pesce creato in laboratorio tramite l’impiego di cellule staminali in provetta. Cosa ne pensano gli italiani? Da popolo amante del pesce (ne consumiamo fino a 28 kg a testa in un anno, contro la media europea ferma a 25 kg), era inevitabile che arrivasse una sonora bocciatura per l’ultima trovata del pesce sintetico. In pochi avrebbero accettato di mangiare il pesce finto piuttosto che un ottimo appena pescato.

La minaccia appare comunque reale, tanto più che Oltreoceano non è nemmeno più una novità.

Basti guardare all’esempio degli Stati Uniti. Qui l’impresa Wildtype di San Francisco sta ricreando un sushi dal salmone coltivato in laboratorio. A venderlo per prime saranno Snowfox e Pokéworks: la prima è una catena di sushi bar con oltre 1.200 locali negli USA, il secondo è il proprietario di più di 60 ristoranti poké.

L’ultimo “sgambetto” dell’Unione europea

A tutto questo si aggiunge infine una decisione controversa da parte dell’Unione europea, secondo cui l’attività di pesca a strascico sarà limitata a poco più di 120 giorni. Si tratta di una scelta che trova contrari la maggior parte dei professionisti del settore ittico in Italia, dato che 120 giorni equivalgono a un terzo delle giornate in un anno. Di fatto, impedire ai pescatori italiani di praticare la pesca a strascico ha delle conseguenze devastanti sul tessuto sociale di molte società che basano ancora oggi il proprio sostentamento sulla pesca. I numeri di questa crisi sono impietosi. Soltanto negli ultimi anni, la flotta di pescherecci italiani si è ridotta a sole 12 mila unità. A conti fatti, è una riduzione pari a un terzo. Ed è drammatico constatare che soltanto su questi dodici mila pescherecci lavorano circa 30.000 dipendenti.

Che cosa succederà ora? Quali saranno le contromisure che il governo assumerà in merito alla crisi?