Ci sono dalle novità riguardanti il superbonus e il bonus facciate, come spiega l’Ansa.

L’Istituto di statistica ha infatti spiegato che, alla luce e del nuovo quadro interpretativo e dopo gli approfondimenti metodologici fatti insieme dall’Istat e dall’Eurostat, è cambiato il trattamento contabile del bonus facciate e del Superbonus 110% dal 2020 (anno di stima). Tutti e due, infatti, sono classificati come crediti di imposta “pagabili” e sono annotati nel conto consolidato delle amministrazioni pubbliche, esattamente come spese per l’intero importo.

Ne è felice Federica Brancaccio presidente dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili).

Il commento di Federica Brancaccio

Federica Brancaccio dell’Ance ha spiegato che i pareri dell’Eurostat e dell’Istat finalmente hanno fatto chiarezza. I crediti che derivano dai bonus edilizi sono stati già contabilizzati nel bilancio dello Stato. Quindi, come l’Associazione sosteneva da tempo, essi possono e devono essere pagati sia alle imprese dell’edilizia che alle famiglie.

Tale commento è arrivato dopo la comunicazione fornita dagli Istituti di Statica. La presidente dell’Ance ha concluso dicendo che le imprese di questo settore hanno trainato il Pil del 2021 e anche del 2022 come ha anche certificato l’Istat. Esattamente del +20,7% il primo anno e del +10,2% nel secondo anno.

Se sono messe quindi nelle condizioni di operare, queste aziende potrebbero dare un valido contributo anche per la crescita nel 2023. E proprio per questo è necessario quanto prima risolvere il problema della liquidità delle imprese e delle famiglie per non mandare all’aria lo sforzo fatto fino ad ora per trainare l’economia.

Crediti pagabili e non pagabili

Il Superbonus e il bonus facciate (bonus edilizi) hanno pesato come spesa pubblica. Dagli ultimi dati Istat, infatti, emerge che il 2022 ha registrato un deficit all’8% (contro il 5,6% delle stime) e il 2021 un deficit al 9%. La situazione dovrebbe migliorare quest’anno e nei prossimi se si considera lo stop alla cessione e la nuova classificazione statistica.

Ma che differenza c’è tra credito pagabile e non pagabile? Lo ha spiegato il Sec che è il Sistema Europeo di Contabilità Nazionale. Ebbene, i pagabili sono quei bonus per i quali il maggior credito è corrisposto dallo Stato (a fronte di un debito minore). I non pagabili sono quelli che si possono perdere se non vengono utilizzati in compensazione dal contribuente.

Quindi, ricapitolando, il credito non pagabile si ha se ci sono limiti alla fruibilità del credito. Si deve quindi registrare, come spiega l’Ansa, nei conti pubblici come entrata minore quando lo si utilizza. Se invece c’è una ragionevole certezza che il credito nel corso del tempo sarà usato del tutto, il credito si potrà definire pagabile. Dovrà quindi essere registrato come spesa delle amministrazioni pubbliche. In questo caso il deficit delle amministrazioni pubbliche si accentrerà nel primo anno mentre nel primo caso “non pagabile” sarà spalmato negli anni in cui si utilizzerà il credito fiscale.

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