Non tutti sanno che esiste sia pane precotto (surgelato o meno) che quello fresco. Tale differenza deve comparire in etichetta altrimenti è una truffa. Il pane precotto, poi, oltre all’etichetta deve anche essere confezionato. I consumatori, infatti, hanno il diritto di riconoscere il pane fresco da quello non fresco e questo lo stabilisce anche il Consiglio di Stato.
Ecco cos’è la ‘truffa’ dell’etichetta del pane
Il Consiglio di Stato lo scorso ottobre ha ribadito in una sentenza che i consumatori hanno il diritto di riconoscere il pane fresco da quello precotto quando si servono in modalità self-service.
Questa sentenza si riferisce ad un caso accaduto a gennaio 2020 in un supermercato di Gallipoli. In quest’ultimo c’è stato il sequestro 23 chili di pane precotto (dai Nas) che il cliente imbustava in maniera autonoma. In seguito al sequestro al supermercato fu vietata anche la vendita di pane in modalità self-service. Il motivo era l’assenza di preconfezionamento del pane precotto come invece vuole la legge. La società ha presentato quindi ricorso, respinto dalla terza sezione del Consiglio di Stato. Questa determinata tipologia di pane, infatti, non solo deve essere imbustata ma anche etichettata.
‘Truffa’ dell’etichetta del pane
Il pane parzialmente cotto (con cottura ultima al supermercato) o surgelato deve essere venduto confezionato ed etichettato con le indicazioni previste dalla normativa.
Leggi anche: Perché non potremo più comprare pane sfuso nei supermercati
[email protected]