Si torna a parlare di riforma delle pensioni. Nel programma elettorale di Fratelli d’Italia si parlava di flessibilità in uscita nonché di innalzamento delle minime e di quelle di invalidità. Dopo tante discussioni è arrivata la nuova Legge di Bilancio 2023 che ha previsto una nuova forma di pensione anticipata. Parliamo di Quota 103 con un limite d’età di 62 anni e quarantuno anni di contributi. Si trova poi la proroga dell’Ape Sociale e di Opzione Donna (con età da 60 anni e sconto figli), la nuova rivalutazione delle pensioni fino a quattro volte il minimo e percentuali ridotte per gli assegni più alti.

Inoltre l’incremento solo per quest’anno delle pensioni minime a 600 euro esclusivamente per gli over 75.

Il confronto sulla nuova riforma pensioni sarebbe dovuto iniziare l’8 febbraio per parlare della “copertura previdenziale” di donne e giovani, ma la data è slittata. L’esecutivo, infatti, ha deciso di posticipare la data e di parlare solo con i sindacati. Ci sono dei nodi da superare e il primo di tutto riguarda Opzione Donna per la quale si chiede di allentare la stretta. Quali sono gli altri principali ostacoli?

La riforma pensioni così com’è non piace

I sindacati a gran voce chiedono di revisionare la stretta su Opzione Donna la cui età è stata innalzata a 60 anni con uno sconto di 1 anno per 1 figlio e di 2 anni per 2 figli o più ma solo per le categorie previste per l’Ape Sociale.

C’è poi da tenere presente l’allarme sui conti dato che l’Inps ha previsto di chiudere l’esercizio 2023 con un risultato negativo di ben 9,7 miliardi contro gli 1,8 miliardi di “attivo” del 2022. L’Istituto della previdenza ha stimato inoltre una crescita complessiva per le pensioni (già quest’anno) di più di 23 miliardi e addirittura di oltre 50 miliardi per l’anno prossimo. Questi dati, però, non rendono facile il superamento della legge Fornero in linea con l’uscita a 62 o 63 anni invocata dai sindacati e con la Quota 41 che vorrebbe la Lega.

Ma qual è l’idea del Governo? 

Il Governo vorrebbe definire le linee guida della nuova riforma pensioni entro l’estate per superare “almeno in parte” la legge Fornero dal 2024. I sindacati Cgil, Cisl e Uil, però, vorrebbero che ci fosse già nel Def ovvero nel Documento di Economia e Finanza (che dovrà essere presentato ad aprile) un primo segnale verso tale rotta.

Qual è la posizione dei sindacati?

I sindacati, ma anche una parte della maggioranza, intanto, attendono che vi sia un allentamento sulla stretta su Opzione Donna. Chiedono, infatti, di tornare allo schema del 2022 ovvero che vi sia una proroga dei vecchi requisiti: 58 anni e 59 anni per le autonome e 35 anni di contributi con il ricalcolo contributivo dell’assegno. Tale soluzione sembra però difficile per la mancanza delle risorse così come la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.

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