Ecco, siamo alle solite; i ricchi fanno una bella vita e i poveri, oltre a doversi arrangiare, campano anche di meno. Con la pensione più alta si vive più anni. È questo il dato che emerge dal 22esimo rapporto annuale Inps presentato alla Camera. E l’analisi fa addirittura una media relativa all’aspettativa di vita. Secondo tale report, chi è nella fascia di reddito più alta vive 2,6 anni in più rispetto a coloro che sono nella fascia inferiore e prendono meno di pensione.

XXII rapporto annuale Inps, cosa dice?

La Previdenza Sociale vuole vederci chiaro e, come ormai puntuale ogni anno, arriva il rapporto sui numeri pensionistici nel nostro paese. Il divario tra chi percepisce una pensione più alta e una più bassa è chiaro. Non si parla solo di vivere meglio. Ma anche di vivere più a lungo, con due anni e mezzo in più a favore dei pensionati che appartengono al primo quintile. Il divario per le donne invece è meno evidente, ma comunque presente. Tra l’ultimo quintile e il primo quintile ci sono 1,7 anni di differenza, quindi le donne che prendono una pensione più alta vivono in media un anno e mezzo in più di quelle che prendono un assegno più esiguo. Il quadro si diversifica ulteriormente se prendiamo in analisi altri fattori, come ad esempio il tipo di pensionati, ossia che lavoro svolgevano prima e per quale ditta.

Tornando ad esempio a parlare di uomini, scopriamo che nel rapporto Inps si evince che i più longevi sono i pensionati delle gestioni Inpdal, Volo e Telefonici. Tali soggetti hanno un’aspettativa di vita di due anni superiore ai pensionati che invece erano lavoratori dipendenti (Fpld). Per quanto invece riguarda le donne, l’aspettativa di vita più lunga è quella delle pensionate liquidate in regime di totalizzazione e cumulo. Ricordiamo a tal proposito che un altro studio particolarmente interessante che equipara pensioni di uomini e donne, è quello svolto sul gender gap, dove si evince che ancora oggi gli uomini percepiscono una pensione maggiore delle donne, ma non mancano motivi più o meno validi che giustificano tale fenomeno e che riguardano essenzialmente la situazione contributiva dei soggetti.

Pensione più alta, beati loro

Non c’è che dire, la pensione più alta è senza dubbio un tocca sana per una vecchiaia più felice, ma anche più duratura. Sopra abbiamo visto però anche una differenza sostanziale in merito alla gestione della pensione. Ne consegue che un pensionato Inpdal del quintile più alto ha una speranza di vita di quasi cinque anni superiore a quella di un pensionato Fpld del primo quintile. Per fortuna è la stessa Inps che dà un’interpretazione del fenomeno. Secondo la loro analisi infatti il coefficiente di trasformazione unico per il calcolo della pensione risulta essere molto penalizzante per i meno abbienti. In questo caso infatti, l’analisi dei dati dell’Inps ci dice che il montante contributivo fa risultare una pensione più bassa di quella che invece si otterrebbe se si tenesse conto della loro effettiva aspettativa di vita. Dalla parte opposta, i più abbienti invece ottengono il risultato contrario, mentre se si tende conto della media della loro longevità avrebbero una pensione più bassa.

In sintesi…

  • chi prende una pensione più alta vive in media 2,6 anni in più;
  • i pensionati Inpdal vivono 2 ulteriori anni in più, rispetto ai lavoratori dipendenti;
  • il divario è meno accentuato nelle donne, ma comunque chi percepisce un assegno più alto vive circa un anno e mezzo in più.