Cosa sta succedendo alla Coca Cola? A quanto pare si registra una importante carenza del prodotto nel Regno Unito e il rischio è che possa sparire anche dagli scaffali dei nostri supermercati. Come mai? A quanto pare i motivi sono tutti legati allo stabilimento di Wakefield, il più grande d’Europa.

Una serie di scioperi preoccupanti

Quello di Wakefield è il più grande stabilimento nella produzione di bevande analcoliche in Europa. A quanto pare, la decisione degli operai di avviare una serie di scioperi potrebbe avere delle conseguenze serie per la produzione della Coca Cola e di altre bevande analcoliche presenti in commercio.

Tra queste si segnalano la Fanta, la Schweppes, la Sprite, la Monster e molte altre ancora. La produzione di Wakefiel è davvero importante, l’impianto è infatti in grado di produrre 360mila lattine e 132mila bottiglie all’ora. Si, avete capito bene, ogni ora c’è questo numero incredibile di bibite prodotte. Ciò significa che tale stabilimento rifornisce tantissimi punti vendita in giro per l’Europa.

Ne consegue che più giorni di sciopero possono davvero paralizzare la distribuzione delle bevande. La minaccia però è grande, visto che gli operai annunciano un maxi sciopero della durata di ben 14 giorni. Due settimane di inattività che potrebbero davvero paralizzare il settore. Ecco perché il rischio che la Coca Cola sparisca dagli scaffali britannici è altissimo. Ma data l’enorme mole di produzione dello stabilimento, non è escluso che la carenza possa sentirsi anche da noi in Italia. Ce ne faremo una ragione? In un certo senso sarebbe la risposta più intelligente. Purtroppo, sappiamo che non tutti la prenderanno con filosofia.

Consumismo e capitalismo, l’immagine per eccellenza

La Coca Cola potrebbe essere l’immagine emblematica del consumismo e del capitalismo a stelle e strisce. Il successo di questa bevanda è enorme, e ancora oggi, dopo tanti anni, si parla del suo segreto.

Nessuno infatti conosce con precisione la sua ricetta, benché ormai si sappia quali siano gli ingredienti. Il gusto inconfondibile di questa bevanda ne ha decretato il successo. Senza dubbio, per l’azienda sarà un grave danno star ferma per due settimane. E per noi consumatori invece? Possiamo dire che una quindicina di giorni senza Coca Cola non sono poi questa grande tragedia. La bibita è particolarmente apprezzata dai bambini, ma anche i grandi ne fanno massiccio uso, soprattutto abbinata a determinati pasti. Ad ogni modo, scommettiamo che intanto Pepsi si sta sfregando le mani.

Coca Cola a rischio per colpa dello sciopero

Gli operai chiedono una paga migliore. È questo in sintesi il motivo che spinge i lavoratori dello stabilimento britannico a voler scioperare. Al momento ci sono trattative in corso per poter cambiare la paga dei dipendenti, altrimenti l’89% di questi sciopererà per circa 2 settimane, una durata di tempo davvero enorme che rischia di paralizzare la produzione. Del resto, il fatturato dell’azienda è davvero importante, si parla di 15 miliardi di sterline guadagnato solo nell’ultima settimana, mentre l’utile operativo si attesta s 1,85 miliardi di sterline. Insomma, gli operai chiedono un adeguamento del loro stipendio visti i tanti soldi che la società sta facendo con il loro lavoro. Ecco nel dettaglio tutte le bevande prodotte nello stabilimento in questione:

  • Coca Cola
  • Diet Coke
  • Coke Zero
  • Dr Pepper
  • Fanta
  • Fanta Lemon
  • Fanta Fruit
  • Twist
  • Sprite
  • Monster
  • Schweppes: Tonic
  • Diet Tonic
  • Bitter Lemon
  • Ginger Ale
  • Lemonade

Se una di queste è la vostra bevanda preferita, allora siete avvisati. Tra non molto potreste avere difficoltà a reperirla, anche se gli effetti dello sciopero dalle nostre parti potrebbero arrivare con diverse settimane di ritardo.

Riassumendo…

  • Coca Cola a rischio a causa dello sciopero di produzione del più importante stabilimento europeo;
  • gli operai chiedono adeguamento di stipendio, visti i grandi incassi dell’azienda;
  • gli effetti dello sciopero si ripercuoteranno sui punti vendita britannici, ma non è escluso un disagio anche in altri paesi.