Il Ministero dei Trasporti stavolta si è guadagnato l’ira dei bolognesi. La bocciatura del progetto Bologna Città 30, fermato proprio il 16 gennaio, quando ormai era entrato nel vivo, ha scatenato anche il Codacons e spunta la richiesta di risarcimento tramite ricorso al tribunale amministrativo in quanto la decisione presa dal ministro Salvini è giudicata sbagliata sotto ogni punto di vista.

Un maxi risarcimento

Il Ministero dei Trasporti alla fine ha deciso di bocciare l’iniziativa denominata Bologna Città 30, ossia il limite di velocità a 30 km orari nelle zone della città.

Il Comune non ci sta e intanto il Codacons ricorre subito al Tar del Lazio per far rivedere la decisione del ministro. A tal proposito l’associazione per la difesa dell’ambiente e degli utenti ha dichiarato:

“La direttiva del Mit in tema di limiti di velocità è sbagliata sotto ogni punto di vista e risulta un provvedimento ingiustificato, abnorme e sproporzionato, una misura meramente ideologica che si scontra con l’esigenza prioritaria di garantire la sicurezza stradale e tutelare l’incolumità dei cittadini”.

Uno dei passaggi più importanti di tale intervento del Codacons è senza dubbio quello nel quale si specifica l’applicazione del limite di velocità il quale si applica soltanto ad “aree sensibili individuate direttamente dai sindaci, a cui la legge italiana attribuisce il potere di intervenire in materia, nel rispetto del Codice della strada. Contrariamente a quanto sostenuto dal ministro Salvini, il limite di velocità di 30 km/h in alcune aree individuate dai sindaci non compromette alcun diritto degli automobilisti, né lede principi costituzionali. L’unica facoltà ad essere limitata è quella di mettere a rischio la vita di pedoni o ciclisti attraverso una velocità di guida eccessiva”.

Atto illegittimo quindi, e per questo motivo il Codacons chiede anche un risarcimento di 500 mila euro da destinatari al fondo vittime della strada.

Città 30, lo scontro si intensifica

La metafora di Salvini è sembrata poco chiara a molti: “Penso che il diritto al canto degli uccellini e all’udibilità del loro canto debba essere contemperato con il diritto al lavoro di centinaia di migliaia di persone”. Non sembra che la questione sia incentrata sulla sostenibilità e l’ambiente, ma sulla sicurezza stradale. Quindi il riferimento agli uccellini ci appare incomprensibile. Decisamente più chiaro il testo successivo dello stesso Salvini:

“L’obiettivo del ministero è trovare un ragionevole equilibrio tra l’esigenza di garantire la sicurezza (che resta una priorità) ed evitare forzature che rischiano di generare l’effetto contrario. Bisogna introdurre le Zone 30 in zone sensibili e a rischio incidenti, anziché in modo generalizzato e quindi meno efficace se non addirittura vessatorio nei confronti degli utenti della strada”.

Questo ci sembra sicuramente condivisibile, poiché in effetti imporre un limite di velocità laddove non vi è esigenza rischia di generare effettivamente un disagio non necessario agli automobilisti. C’è però da precisare che proprio a tal proposito il Comune ha dichiarato che erano state appunto individuate le zone a rischio e che quindi tale provvedimento da parte del Mit è assolutamente fuori luogo. A questo punto sarà necessario chiarirsi su tali zone, in quanto appare evidente che le parti in causa non le considerano allo stesso modo.

I punti chiave…

  • il Mit boccia Bologna Città 30 e scatena la reazione avversaria;
  • il Codacons chiede un risarcimento di 500 mila euro da destinare al mondo vittime della strada;
  • Salvini non crede che vada generalizzato il limite di velocità.