Per i prossimi 30 giorni avremo a che fare con le polemiche, i dibattiti e i confronti più o meno accesi tra i vari partiti in vista del rinnovo di Camera e Senato per le prossime Elezioni politiche. Quello che più colpisce (e mi colpisce) è come ormai i social e i personaggi di spicco di questo settore siano in prima linea su alcuni temi delicati come l’aborto. Sopratutto in un momento di transizione come questo, a poche settimane dal voto e da un cambio di rotta decisivo per l’Italia.

Dopo il caro energia, la politica estera e il fisco, anche i diritti civili finiscono al centro del dibattito della campagna elettorale. A fare la prima mossa è a sorpresa Chiara Ferragni, l’influencer da 27 milioni di follower su Instagram.

La celebre imprenditrice digitale ha portato in campo il tema dell’aborto nelle Marche, regione governata da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Alle parole dell’articolo condiviso sui social (“Fi ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale. Questo se la destra vince le elezioni”), la Ferragni ha poi aggiunto: “Ora è il nostro tempo di agire e far sì che queste cose non accadano”. Un chiaro messaggio alle tante persone che la seguono sui social network, una chiara posizione contraria a Giorgia Meloni. Ma cos’è il modello Marche a cui si fa riferimento nel post condiviso da Chiara Ferragni in relazione al diritto all’aborto?

Elezioni politiche, Ferragni vs Meloni: il “modello Marche” e il diritto all’aborto

Una denuncia arriva da Alberto Losacco, il deputato dem e Commissario regionale del Pd nelle Marche. In una nota ha segnalato come Fratelli d’Italia stia trasformando la sua regione in “un laboratorio dei diritti negati. Proprio come il Texas e l’Ungheria di Orban”.

A sostegno della tesi espressa dall’onorevole Losacco, Open – il quotidiano online fondato da Enrico Mentana – ricorda come nel 2021 la Giunta regionale delle Marche abbia “rifiutato di recepire le direttive nazionali del 2020 sulla pillola abortiva nei consultori”. Alla base di questa scelta, si legge sempre sul sito Open, ci sarebbe il basso tasso di natalità fatto registrare nelle Marche durante gli ultimi anni.

La replica di Fratelli d’Italia

Nelle ore successive, il partito di Giorgia Meloni ha risposto alle accuse piovute contro la Giunta regionale delle Marche in merito al diritto dell’aborto. Isabella Rauti, attuale responsabile del dipartimento famiglia di Fdi, insieme a Eugenia Roccella, in una nota scrivono:

“Leggendo l’ultima relazione firmata dal ministro Speranza, si evince che nelle Marche l’offerta del cosiddetto servizio di Ivg è di gran lunga superiore a quella nazionale: le interruzioni volontarie di gravidanza possono essere effettuate nel 92,9% delle strutture sanitarie, mentre la media italiana è del 62%”.

Altri botta e risposta prima del voto sono sicuramente attesi. La speranza è che chiariscano un pò le idee a chi ancora naviga a vista in attesa di capire come cambierà il vento in futuro.