In molti ogni anno si sbarazzano di abiti usati per avere spazio nell’armadio per i nuovi acquisti. L’alternativa sarebbe però quella di riutilizzarli per risparmiare qualcosina. La domanda che in molti si fanno è che fine fanno questi indumenti. Ecco le informazioni in merito e cosa succederà dal 1° gennaio 2022.

Abiti usati che fine fanno?

Stefano Vignaroli che è il presidente della Commissione Ecomafie comunica che il settore degli abiti usati ha avuto purtroppo vari casi di illegalità. È successo infatti che vi siano state delle esportazioni illegali, degli smaltimenti illeciti degli scarti, la mancata selezione ma anche delle infiltrazioni mafiose.

Ma solitamente dove finiscono?

Ebbene, gli abiti usati non dati in beneficenza ma riposti cassonetti diventano un rifiuto e vengono affidati dai comuni mediante banco ad imprese che li rivendono al mercato generando dei posti di lavoro.

Ad oggi in Italia la raccolta della frazione tessile dei rifiuti arriva a circa 150 mila tonnellate all’anno e quindi consta di un 20% in più rispetto al 2014. Ciò che non viene riutilizzato, invece, viene riciclato per produrre strofinacci e stracci usati nelle fabbriche. Il grosso del materiale da riciclare, in ogni caso, viene inviato all’estero soprattutto in Cina, India e Pakistan.

Abiti usati: cosa succede dal 1° gennaio 2022 e dal 2025

A partire dal 1° gennaio 2025 in tutta l’Europa scatterà l‘obbligo della raccolta differenziata dei rifiuti tessili. In Italia, invece, tale data è fissata per il 1° gennaio 2022. Ricordiamo che questa particolare tipologia di raccolta differenziata si è già sviluppata nel nostro paese da diversi anni garantendo 130 mila tonnellate di materiale raccolto. Quest’ultimo è stato quindi sottratto alle discariche e ai termovalorizzatori ed utilizzato per essere riusato o riciclato.

La raccolta, però, a differenza delle altre differenziate non viene remunerata dal comune o dalle municipalizzate bensì dalla vendita del materiale raccolto. C’è un grave problema in questo periodo: il settore è infatti gravi crisi a seguito dell’emergenza Coronavirus.

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