Si attende per oggi il voto della plenaria del Parlamento europeo sul rendimento energetico degli edifici, «Energy Performance of Building Directive». Ci riferisce alle famose Case Green, per cui la Commissione ha chiesto che tutti gli immobili con la vecchia classe energetica passino alla classe E entro il 2030 e alla classe D entro il 2033. Tutto ciò per arrivare al 2050 in una condizione di neutralità. Dopo l’approvazione, il testo sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
In plenaria si attende comunque il voto contrario di italiani, tedeschi, francesi, polacchi e spagnoli – come scrive il Corriere.
Case Green, cosa può cambiare nella direttiva Ue
La proposta della Commissione si riferisce agli edifici a cui assegnare un valore che va da A per quelli a 0 emissioni, a G, riservata al 15% delle case con la classe energetica peggiore. Solo in Italia, di almeno 12,5 milioni di edifici sono da ristrutturare fino a 3,7 milioni entro il 2033. Un numero inferiore rispetto alle previsioni iniziali. Considerando che sono previste anche delle deroghe per luoghi di culto, immobili storici o seconde case utilizzate per meno di quattro mesi l’anno. Per quanto riguarda gli edifici non residenziali, invece, questi dovranno raggiungere la classe E dal 2027 e la classe D dal 2030 e l’obbligo di realizzare nuovi edifici a zero emissioni viene anticipato al primo gennaio del 2028.
Da quando scarterà la direttiva, non sarà neanche più possibile utilizzare sistemi di riscaldamento alimentati a combustibili fossili come le caldaie a gas. Tranne i sistemi di riscaldamento ibridi e le caldaie certificate per funzionare con fonti rinnovabili.
Cosa potrebbe fare il governo
Intanto, il governo Merloni, insieme ad Ance e Confedilizia ha fatto riferimento a degli obiettivi molto stringenti da raggiungere in poco tempo senza fondi europei. Basti pensare che in Italia il 74% degli immobili ha una classe energetica inferiore alla D e il 60% inferiore alla E.
Tornando al voto di oggi, dopo la planetaria sarà la volta del Trilogo. Il negoziato tra Parlamento, Commissione e Consiglio Ue, fino ad arrivare al recepimento da parte dei paesi membri e un tempo fino a due anni per il recepimento. Insomma, al massimo si dovrebbe chiudere entro il 2025.