Venerdì scorso la corte d’appello federale di San Francisco ha confermato la sentenza di primo grado del 2019 contro il colosso farmaceutico Bayer, respingendo così il ricorso presentato dalla stessa multinazionale tedesca. La sentenza di due anni fa affermava che l’esposizione al glifosato è alla base del linfoma non Hodgkim di cui soffre il 70 enne Edwin Hardeman. Inoltre, la corte d’appello ha confermato la sanzione pecuniaria pari a 25 milioni di dollari inflitta in primo grado a Bayer. Inizialmente la multinazionale era stata chiamata a pagare fino a 80 milioni di dollari, sanzione poi decurtata a 25 milioni.
Diserbante Roundup della Monsanto: Bayer difende l’erbicida a base di glifosato
A finire sul banco degli imputati è il diserbante Roundup: da un lato c’è la sentenza in primo grado e in appello secondo cui Roundup è un fattore determinante per l’insorgere del linfoma non Hodgkin, dall’altro lato Bayer si difende sostenendo come decenni di studio abbiano dimostrato l’esatto contrario, cioè che Roundup e gli altri erbicidi a base di glifosato sono sicuri per l’uomo.
Sentenza Monsanto, Bayer chiede l’approvazione di un fondo miliardario
Dopo la decisione della corte d’appello federale degli Stati Uniti di confermare la sentenza di primo grado, Bayer è corsa ai ripari. La multinazionale farmaceutica in data odierna chiederà l’approvazione di un fondo del valore di 2 miliardi di dollari al fine di risolvere le controversie future legate al diserbante Roundup. Ad oggi, Bayer ha speso oltre 9,5 miliardi di dollari per rispondere alle citazioni in giudizio presentate dalle persone che hanno utilizzato in passato Roundup.
C’è chi da una parte è contrario al piano, sostenendo come sia penalizzante per chi vorrebbe citare la Bayer in giudizio per il prodotto della Monsanto. Dall’altra parte c’è però chi si dichiara favorevole all’istituzione del fondo, che garantirebbe un risarcimento fino a 200 mila dollari per chi si ammala di linfoma non Hodgkin ed esami medici gratuiti per il monitoraggio dello stato di salute.
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