La Commissione Ue vuole che il governo italiano aumenti gli stipendi per contrastare l’inflazione. Questo nonostante le ultime previsioni sulla crescita economica nel 2023 siano più rosee di quanto ci si aspettava. Secondo l’esecutivo Ue, l’Italia deve ancora fronteggiare un’inflazione molto alta, con le famiglie che devono sottostare a un’importante perdita di acquisto. Una preoccupazione che va di pari passo a quella dei salari troppo bassi, rispetto al caro vita di questi ultimi mesi. In tutto questo c’è però almeno una bella notizia.

L’inflazione è la conseguenza di fattori esogeni, per cui la situazione è meno preoccupante rispetto a mezzo secolo fa, quando invece la colpa era dell’austerità e delle politiche monetarie del tempo.

Commissione Ue, richiesta particolare all’Italia: gli stipendi siano più alti per contrastare l’inflazione

La Commissione Ue ne è sicura. L’unica soluzione per aiutare le famiglie italiane a fronteggiare l’inflazione e la conseguente perdita di potere di acquisto passa per l’aumento degli stipendi. Solo con buste paga più alte i cittadini potranno superare con maggiore semplicità i rincari di luce e gas. E se da parte del governo Meloni dovesse arrivare una risposta negativa, gli attuali stipendi finirebbero per danneggiare l’intera attività economica, portando ad esempio a un rallentamento importante sul fronte degli investimenti. Nel frattempo, per molti lavoratori già nella busta paga di gennaio si nota il taglio del cuneo fiscale con un  aumento dello stipendio per chi percepisce fino a 1.900 euro mensili. Si tratta, però, di cifre che vanno da 15 a 35 euro circa, che di certo non bastano a contrastare l’inflazione.

L’Italia nel mirino della Commissione Ue: procedura di infrazione a causa del Reddito di cittadinanza

Piove sul bagnato. Le richieste della Commissione Ue non si limitano infatti soltanto all’aumento degli stipendi per contrastare l’inflazione.

Come vi abbiamo dato conto da poco, l’Ue ha messo nel mirino il governo italiano anche per il Reddito di cittadinanza. Il motivo? Secondo la Commissione, la misura voluta fortemente dal Movimento 5 Stelle è discriminatoria per chi non è italiano. Nello specifico, il tasto dolente riguarda il requisito dei 10 anni di residenza in Italia. Non solo però, perché secondo l’Ue il Reddito di cittadinanza sarebbe discriminatorio anche verso gli stessi cittadini italiani, dal momento che “il requisito della residenza potrebbe impedire agli italiani di trasferirsi per lavoro fuori dal Paese, non avendo più diritto al reddito minimo al loro rientro in Italia”.

Insomma, non una ma due belle gatte da pelare per il governo italiano. Da un lato la richiesta di aumentare gli stipendi, dall’altra di rivedere il Reddito di cittadinanza, in particolare il requisito dei 10 anni di residenza in Italia, senza il quale la domanda va rifiutata.