Cuochi, camerieri e banconisti scarseggiano nel capoluogo lombardo. Disponibili tante assunzioni a Milano. Si parla addirittura di circa 10 mila posti vacanti. Anche la provincia arranca, vista la poca disponibilità dei candidati e l’alta offerta degli esercenti. Si tratta di un problema particolarmente diffuso anche al Sud dove, a dispetto di quanto si creda, i disoccupati continuano a rimanere disoccupati, nonostante la fine del Reddito di Cittadinanza.

Tanti posti vacanti nella ristorazione

La situazione del Sud si sta palesando anche al Nord, in special modo a Milano e provincia.

Secondo i dati lavorare nella ristorazione sembra essere passato di moda. Si tratta di un settore che offrirebbe contratti immediati, vista l’esigenza di ricoprire urgentemente i posti vacanti. Circa il 25% dei posti richiesti riguarda i cuochi, mentre i camerieri sono poco meno del 24%. Molto richiesti anche i banconieri di bar (12%) e gli aiuto cuochi (11%). A fornirci tali dati ci ha pensato Epam-Fipe Milano, l’associazione dei pubblici esercizi milanesi. Ma da cosa dipende questa scarsa presenza dei candidati? Anche in questo caso, come per la situazione vista a Napoli, i motivi sono due. Il primo è proprio una carenza di candidature, ossia persone interessate a fare questo lavoro. Il secondo è che quelli che si presentano non hanno competenze specifiche del settore.

Insomma, come fare il cuoco se non si sa cucinare? Gli esercenti, giustamente, cercano una certa competenza per offrire il loro lavoro ai candidati, e in questo momento la ristorazione sembra soffrire di gravi carenze in questo senso. Anche i numeri generali palesano questa difficoltà, Secondo un’analisi relativa ai dati del 2022, a Milano e provincia lavorano in questo settore circa 90 mila persone. Si tratta di numeri in netto calo rispetto agli anni pre-pandemia. bar (-13,3%), mense e catering (-13,7%), ristoranti (-0,6%). Cresce invece il numero di addetti alla fornitura di pasti preparati.

In totale l’ammontare delle forze lavoro del comparto dal 2019 al 2022 è calato del -5,5%.

Assunzioni a Milano, nessuno vuole lavorare?

Da una parte gli imprenditori, ossia coloro che offrono il posto di lavoro. Dall’altra i cosiddetti divanisti, definiti così perché pare preferiscano starsene sul divano, invece di andare a lavorare. Questa situazione però poteva essere realistica durante il sussidio denominato Reddito di Cittadinanza. Ora però le cose sono cambiate, e ci risulta davvero difficile credere che i disoccupati e gli inoccupati preferiscano starsene a digiuno invece di guadagnarsi uno stipendio. Ciò non toglie che la polemica tra le due categorie è ancora accesa. I cosiddetti divanisti infatti lamentano salari troppo bassi rispetto alle mansioni che dovranno svolgere. E pensare che il problema dell’occupazione potrebbe ulteriormente crescere tra qualche tempo, quando l’intelligenza artificiale riuscirà definitivamente a sostituire l’uomo anche nel mondo del lavoro (almeno in certi settori).

Quando parliamo dei rischi dell’AI dobbiamo inevitabilmente ammettere che si tratta di un problema non solo italiano, ma mondiale. E proprio a tal proposito sin da ora arrivano i numeri della situazione globale. Secondo un rapporto dell’Ela, l’autorità europea del lavoro, i posti vacanti segnalati in ambito europeo nel 2021 sono stati più di 1 milione. Ad ogni buon conto, coloro che vogliono sfruttare l’occasione e candidarsi per le assunzioni a Milano e provincia faranno bene a tenere d’occhio i vari annunci delle agenzie interinali, oltre che i siti ufficiali degli esercenti, i quali periodicamente aggiornano le loro pagine “Lavora con Noi” per offrire nuovi posti di lavoro.

I punti salienti…

  • cresce l’offerta, ma c’è ancora carenza di domanda, tanti posti di lavoro disponibili nel capoluogo lombardo;
  • si cercano 10 mila risorse nel campo della ristorazione, in particolare cuochi e camerieri;
  • gli imprenditori lamentano una mancata competenza in materia, mentre i potenziali candidati vorrebbero salari più adeguati alle loro mansioni.