Anche i ricchi piangono. O almeno potrebbero davvero farlo se entrerà in vigore la tassa per i super ricchi votata da oltre 130 parlamentari. La ragione?! Ridurre le diseguaglianze e dare una svolta alla transizione ecologica e sociale“. La proposta è stata lanciata sul quotidiano Le Monde dall’euro parlamentare Aurore Lalucq e l’economista Gabriel Zucman, che sul quotidiano hanno sottolineato che quello che sono riusciti a fare per le multinazionali ora bisogna farlo anche per i ricchi. Ma di che cosa si tratta nello specifico? Si parla, in sostanza, di una tassa del 15% sulle imprese multinazionali che dovrebbe entrare in vigore quest’anno.

Arriva la tassa per super ricchi? Un’imposta per chi ha patrimioni ingenti contro le diseguaglianze

Più nello specifico, la richiesta fa riferimento ad un’imposta progressiva sulla ricchezza degli ultra ricchi per contrastare le disuguaglianze e “contribuire a finanziare gli investimenti necessari per la transizione ecologica e sociale”.

I due promotori dell’iniziativa pensano ad una tassa dell’1,5% su patrimoni di almeno 50 milioni di euro. Ma ovviamente la cifra esatta dovrebbe essere decisa democraticamente dalla collettività. In più hanno sottolineato che solo in Francia centinaia di famiglie ultra ricche sono tassate solo del 2 o 3% mentre Elon Musk, tra gli uomini più ricchi al mondo non avrebbe “pagato un centesimo di tasse federali”.
Ciò accade perché le persone molto ricche riescono a usare degli accordi fiscali per ridurre le tasse, cosa che invece non possono fare le famiglie “normali”.
In tutto ciò, mentre l’1% più ricco della terra si è accaparrato una gran fetta della ricchezza, sono aumentati i poteri e i salari delle persone che ormai sono vittime dell’inflazione.

Sulla scia della global minimum corporate tax rate

Per questo motivo, Lalucq e Zucman hanno invitato le Nazione Unite e l’Ocse a dare vita ai negoziati sulla tassa.


Dopo la proposta, la petizione è stata subito firmata da eurodeputati verdi e di sinistra, da alcuni economisti e da Ong internazionali tra cui Oxfam.
La creazione di una patrimoniale mondiale sembrerebbe un’utopia. Gli stessi dubbi hanno riguardato per anni la proposta di una tassa unica mondiale per le multinazionali per stoppare la corsa alla pianificazione fiscale. Alcuni colossi, infatti, sfruttando i regimi fiscali dei paesi in cui operano, erano riusciti a eludere il fisco americano con una tassazione più alta. Poi nel 2021, 136 paesi hanno siglato l’accordo per la “global minimum corporate tax rate“, una tassa del 15% sui guadagni dei colossi che ha preso il via da quest’anno. Anche in questo caso si diceva che era impossibile, invece non lo è stato. Lo stesso destino toccherà anche alla tassa per i super ricchi?