Negli ultimi mesi ci siamo abituati fin troppo a sentir parlare di vaiolo delle scimmie, virus West Nile e di recente anche dell’influenza del pomodoro. Ovviamente, non dimentichiamo il Covid-19 presente nelle prime pagine dei media da quasi tre anni. Dobbiamo aspettarci, dunque, un’altra tegola che si abbatterà sulle nostre teste, anche prima del tempo? Sì. Infatti, è già stato trovato il primo caso di influenza australiana in un ragazzo ricoverato a Genova. Di solito, i primi casi di influenza erano isolati intorno a ottobre o novembre.

Difficilmente ad agosto. Qualcosa, però, è cambiato nella diffusione dei virus e neanche i mesi estivi e le temperature più calde sembrano ormai proteggerci dai malanni di stagione.

Non è neanche autunno e già c’è il primo caso di influenza australiana

Lo scenario autunnale si fa sempre più “nero”. Gli esperti ci hanno già avvertiti sulla diffusione della variante Centaurus e ora anche l’influenza australiana potrebbe accompagnare il covid per i prossimi mesi. Il primo caso di virus influenzale H3N2 è stato trovato presso l‘Ospedale San Martino di Genova. L’influenza australiana ha colpito un ragazzo tornato da una vacanza e ricoverato con sintomi sospetti: febbre alta, mal di gola, tosse grassa, dolori muscolari e astenia. Si pensava al Covid-19 ma il tampone ha smentito.

Dopo il ricovero, le ulteriori analisi hanno permesso di rilevare la presenza del ceppo H3N2, già diffuso in Australia e nell’emisfero Sud, dove adesso è ancora inverno. In seguito la sequenza genica risulta inserita nel portale insieme alle altre sequenze. Dai primi studi, sembra che l’influenza australiana abbia trovato terreno fertile nelle persone con un calo delle difese immunitarie. Ad esempio, come quello che può insorgere in alcuni soggetti dopo essere stati costretti ad un lungo periodo di lockdown.

I sintomi

In Australia, infatti, le restrizioni Covid sono durate di più rispetto all’Italia.

I sintomi sembrano davvero simili a quelli del coronavirus, più nello specifico a quelli di Omicron: naso che cola, febbre, mal di testa, mal di gola, stanchezza e dolori muscolari che durano più del solito. Rispetto al covid non si verifica la perdita di gusto e olfatto. Anche per quanto riguarda la mortalità, i dati non sembrano confermare un maggior rischio. Ovviamente, nei casi di pazienti fragili o già debilitati da altre patologie, anche l’influenza australiana potrebbe causare la morte.

Al momento non ci sono notizie riferite ad altri casi. Gli esperti mettono, però, già le mani avanti sulla necessità di vaccinarsi contro il virus influenzale, sopratutto nei casi dei soggetti fragili. E’ anche prematuro pensare che quest’anno l’influenza arriverà prima del previsto: negli ultimi due anni, infatti, a causa delle maggiori restrizioni e l’uso delle mascherine al chiuso, del virus influenzale non c’è stata neanche l’ombra. O comunque i casi sono stati molti meno rispetto al periodo pre-covid. Tutto lascia pensare che la stagione in arrivo sarà molto diversa.