L’allarme siccità si ripresenta anche quest’anno. Tutti ricorderanno l’estate 2022 caratterizzata dall’assenza delle piogge e il rischio di razionamento dell’acqua in molte regioni del Nord. Sembrava un lontano ricordo ma, nonostante l’estate sia ancora lontana, la siccità si è aggravata e il governo ha già in mente delle soluzioni per evitare scenari peggiori. Tra cui un decreto Acqua e la definizione di una cabina di regia che potrebbe essere guidata da più commissari.
La situazione è sempre più grave e di questo passo, ancora prima dell’arrivo della stagione calda, si rischiano razionamenti o norme anti spreco.

Allarme siccità, il razionamento non è da escludere di questo passo ma dovrebbe arrivare il decreto Acqua

Secondo Francesco Vincenzi, il presidente dell’Anbi, ormai siamo arrivati all’ottava annata siccitosa e proprio per questo, l’idea di un un ministro dell’Acqua non sarebbe affatto da scartare. Il governo, invece, nei giorni scorsi, si è riunito per affrontare la crisi idrica e ha pensato a una cabina di regia per affrontare il problema della siccità. Ma anche per definire un piano idrico straordinario nazionale d’intesa con le Regioni e gli Enti territoriali .

Oggi, in sostanza, dovrebbe essere posto all’attenzione del Consiglio dei ministri il decreto Acqua. Oltre alla realizzazione di un provvedimento normativo urgente che contenga le semplificazioni e deroghe necessarie. Tra le priorità, c’è quella di avviare anche una campagna di sensibilizzazione sull’uso responsabile dell’acqua e la creazione di un Commissario straordinario, o forse più di uno, con alcuni poteri esecutivi.

Secondo il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, il governo ha a disposizione 8 miliardi per superare la crisi causata dalla siccità. Il decreto Acqua, in sostanza, non solo dovrebbe definire una cabina di regia ma anche gestire le risorse per gli interventi di contrasto ai cambiamenti climatici.

La situazione in Italia

Già a febbraio era stato lanciato l’allarme siccità. Coldiretti aveva precisato che il clima registrato a gennaio di quasi 1 grado e mezzo più rispetto alla media aveva causato gravi problemi al Po, ma anche ai fiumi e laghi del nord. Anche Legambiente Lombardia aveva sottolineato che i laghi prealpini erano semivuoti e molti grandi laghi allo stremo. In tutto ciò va detto che il 2023 potrebbe essere l’anno più caldo di sempre con +1,44 gradi sopra la media.

La siccità, insomma, non molla la presa e se in Emilia Romagna si registra qualche indicatore positivo, in Piemonte e Lombardia resta una situazione grave. Almeno secondo i dati dell’osservatorio permanente dell’Autorità di bacino del Po. In Emilia-Romagna, invece, si confermano in sofferenza le falde acquifere sotterranee, come ha sottolineato l’Osservatorio Falde Cer-Anbi. La più colpita è la provincia di Reggio Emilia, seguita da quella di Modena, Parma, Rimini e Bologna. E siamo solo a marzo. Immaginiamo che cosa potrebbe accadere durante i mesi caldi.