La trasformazione digitale ha fatto esplodere il fenomeno del food delivery, soprattutto durante la pandemia, ma ora è allarme sul cibo a domicilio. L’indagine è stata pubblicata dagli esperti di Gambero Rosso, un must per gli amanti dell’arte culinaria. Di cosa si tratta? Scoriamolo insieme.

Inchiesta sul food delivery

Inquietante allarme sul cibo a domicilio. A quanto pare l’inchiesta pubblicata da Gambero Rosso, ha svelato che le sacche da trasporto utilizzate dai riders non sono proprio il massimo dell’igiene, anzi.

Laura Panzironi, responsabile del Laboratorio SiLa specializzato in analisi microbiologiche alimentari, ha infatti analizzato tali borsoni al fine di capire quale fosse il livello di ignee. L’indagine è stata effettuata su alcune sacche utilizzate da uno dei principali colossi del settore, ebbene ne è risultato che, benché sembrasse pulita all’occhio, presentava più di 200 colonie di batteri. Esse si trovavano sul fondo e sulle pareti laterali del contenitore. Come dicevamo, all’occhio, ma anche all’olfatto, tali sacche sembrano pulitissime, poiché non emettevano nessun cattivo odore. Purtroppo, l’analisi dettagliata ha invece rivelato che era contaminate.

200 colonie di batteri sono una misura enorme, soprattutto se consideriamo che il pavimento di un ristorante non supererebbe i controlli di igiene per molto meno. La notizia non è da prendere alla leggera. Tra i batteri individuati vi sono ceppi noti per la loro capacità di causare gravi disturbi gastrointestinali, ma ce ne erano alcuni che possono portare addirittura alla morte, se non affrontati e curati in tempo. Il rischio è ancora più alto in estate, dove le infezioni alimentari proliferano per il caldo. Si tratta dunque di un’inchiesta che è destinata senza dubbio a far discutere e che sicuramente scoraggerà molti che la leggeranno. Il food delivery potrebbe quindi ora entrare nell’occhio del ciclone e vivere una prima vera crisi.

Allarme cibo a domicilio, servono più controlli

È naturale a questo punto ipotizzare che gli organi competenti optino per controlli più severi e soprattutto più numerosi sul food delivery e in particolare modo sui borsoni utilizzati dai riders.

Ma cosa dice attualmente la normativa in merito? In realtà, si pensava che quelle già lanciate dalla normativa europea fossero sufficienti, visto che furono pesantemente ritoccate durante l’esplosione del settore avvenuta in pandemia. Tale normativa infatti prevede regole rigide sia sulla produzione che sull’organizzazione aziendale, al fine di garantire la massima sicurezza sia igienica che sanitaria. A quanto pare però i controlli hanno lasciato a desiderare e alla fine gli addetti ai lavori si sono lasciati un po’ andare.

Il sistema HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) era stato adottato proprio al fine di evitare infezioni alimentari. La questione dell’igiene è una responsabilità che riguarda tutti gli addetti ai lavori della catena alimentare, compresi i responsabili del trasporto. Purtroppo l’inchiesta mette in evidenza un vuoto nei controlli igienico-sanitari durante la fase di consegna. E ragionevole pensare che il problema possa essere legato proprio alla conservazione dei cibi e alle temperature di trasporto. C’è però chi punta il dito anche verso una cattiva gestione dell’igiene. Non è facile al momento quindi stabilire le cause di questo allarme sul cibo a domicilio, ma è ragionevole ipotizzare un insieme di più fattori, se è vero che il problema igienico è così diffuso.

In sintesi…

  • 200 colonie di batteri sono state trovate analizzando le sacche dei riders;
  • l’inchiesta arriva da Gambero Rosso e punta il dito contro la cattiva gestione dell’igiene;
  • il boom del food delivery potrebbe vivere ora la prima vera crisi.