A tutti sarà capitato almeno una volta di avere dei dubbi fiscali e di chiamare l’Agenzia delle Entrate per avere delucidazioni in merito. Questi chiarimenti, però, a breve potrebbero diventare a pagamento.

Questa è la novità contenuta nella bozza di legge delega sulla riforma fiscale. Non è però ancora chiaro se finirà effettivamente nella versione finale del documento. Lo si saprà la prossima settimana quando si riunirà il Consiglio dei Ministri.

In merito a tale proposta, sono arrivate immediatamente le critiche non soltanto dall’Associazione nazionale forense ma anche dai giovani commercialisti.

Tutti definiscono, infatti, assurdo che il contribuente debba versare un contributo per avere delle delucidazioni in merito a questioni fiscali.

Ecco maggiori dettagli in merito.

Una tassa sugli interpelli: per chi?

Non è ancora chiaro se i chiarimenti fiscali diventeranno a pagamento. Come detto, l’ultima parola spetterà al Consiglio dei Ministri che si riunirà la prossima settimana. Se passerà il si, ci sarà da sostenere un contributo di pagamento se si vorranno chiedere informazioni all’Agenzia delle Entrate su cartelle e contestazioni fiscali.

L’articolo 4 del provvedimento recita infatti quanto segue “subordinare l’ammissibilità degli interpelli al versamento di un contributo”.

L’importo da pagare, però, dovrebbe variare in base a due fattori: il tipo di contribuente e la tipologia della domanda.

Lo scopo è quello di evitare che i cittadini continuino a riversare sulle spalle del Fisco richieste e ricorsi riguardanti i tributi da versare. Nel 2022, infatti, si stima che l’Agenzia delle Entrate abbia risposto a circa diciottomila richieste di chiarimenti.

Quello che si ricaverà dalle prestazioni a pagamento, poi, secondo la proposta, potrebbero essere usati per la formazione professionale dei dipendenti.

In più, tra le novità ci sarebbe anche la sospensione delle risposte nel mese di agosto. Inoltre, per risolvere i dubbi, potrebbero essere preferite le Faq e l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.

Non ci stanno i commercialisti e l’associazione nazionale forense

Matteo De Lise, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, è contrario alla consulenza a pagamento per ricevere chiarimenti dall’Agenzia delle Entrate. Per De Lise, infatti, in questo modo si snaturerebbe uno strumento che negli anni si è rivelato molto utile sia per i professionisti che per i semplici cittadini.

Anche l’Associazione nazionale forense definisce “sconcertante” la proposta fatta dal Governo. Non è giusto, infatti, voler fare cassa su uno strumento che è utilizzato ogni giorno da tanti cittadini/professionisti. Per l’Associazione, il Governo dovrebbe trovare risorse per l’Agenzia delle Entrate in altro modo. Questo è quanto ha dichiarato Giampaolo Di Marco, presidente dell’Anf. Ha aggiunto inoltre di sapere che c’è una grande mole di interpelli e che l’Agenzia delle Entrate solo nel 2022 ha risposto a circa 18 mila quesiti. È però un compito di tale ente quello di lavorare al servizio dei cittadini e dei contribuenti.

Inoltre nella legge delega c’è anche un’altra questione che non piace ovvero che all’Agenzia delle Entrate potrebbero essere presentati interpelli solo in merito alle questioni che non hanno soluzioni nei documenti interpretativi già pubblicati. Proprio per questo l’Anf si augura che sia il Parlamento che il Governo tornino sui loro passi.

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