Zohran Mamdani è ufficialmente il nuovo sindaco di New York. Con poco più del 50% dei voti ha battuto Andrew Cuomo, ex governatore democratico già sconfitto alle primarie del partito e fermatosi al 42%. Non è il più giovane primo cittadino in assoluto nella storia della Grande Mela, anche se ha solo 34 anni. Non è neppure il primo socialista democratico a definirsi tale. E’, però, il primo mussulmano a guidare la città. Di origini indiane, ma nato in Uganda, ha ottenuto la cittadinanza statunitense solamente nel 2018.
Il socialismo di Mamdani
La vittoria di Mamdani terremota la stessa sinistra USA, che da sempre è scissa tra un’anima moderata e una più liberal o socialista. Di certo, sconvolge New York. Il neo-sindaco ha vinto su una piattaforma programmatica molto progressista. Ha promesso autobus gratis, supermercati comunali per la vendita di generi di prima necessità a prezzi calmierati, il congelamento degli affitti e l’aumento delle tasse a carico dei cittadini più abbienti.
Fuga dei ricchi da New York?
Non a caso, prima della vittoria annunciata era emerso che fino a 1 milione di residenti a New York avrebbero abbandonato la città se i sondaggi fossero stati confermati. Una paura su cui aveva puntato lo stesso presidente Donald Trump e il rivale Cuomo. Vedremo se si sarà trattato della solita esagerazione o se qualcosa si muoverà davvero. I connotati della Grande Mela rischiano effettivamente di cambiare. Questa definizione stessa rifletterebbe la sua caratteristica di città dalle mille opportunità per chi vi abita. Tutti ne possono mangiare un pezzettino, come se si trattasse per l’appunto di un frutto.
New York conta 8 milioni e mezzo di abitanti per un Pil pari a ben quasi 1.300 miliardi di dollari. Il Pil pro-capite risulta all’incirca di 152.000 dollari, quasi il doppio della media nazionale. I suoi grattacieli sono da almeno un secolo il simbolo della prosperità creata dal capitalismo, della modernità e della sfida dell’uomo alle stesse leggi della fisica con costruzioni gigantesche che sembrano scalfire il cielo. Hollywood ha fatto il resto. Chi non ha mai sognato di camminare tra le vie trafficate della città che non dorme mai?
Costo della vita altissimo
Eppure, non è tutto rose e fiori. Questo “melting pot” è diventato negli ultimi decenni sempre meno accessibile. I prezzi delle case sono esplosi del 240% in 25 anni, pari a un ritmo medio del 5% all’anno. Siamo ben sopra l’inflazione. Sempre in media, un metro quadrato di un immobile si acquista per oltre 6.800 dollari e il prezzo di vendita complessivo si aggira sopra gli 800.000 dollari. Gli stessi affitti non scherzano: oltre 3.600 dollari al mese, pur giù dal picco di quest’anno di 3.800 dollari.
Cosa ci raccontano queste cifre? New York non è per tutti. Non a caso, la popolazione ha smesso di crescere nell’ultimo decennio. Oltre alla scarsa “affordability” sul piano economico, c’è un problema di sicurezza. L’anno scorso, 377 omicidi per un tasso di 4,7 ogni 100.000 abitanti.
Pur essendo inferiore alla media nazionale, si vive certamente più tranquilli nei sobborghi. Ci si aspetterebbe di meglio in una città che ospita Wall Street, il tempio finanziario globale.
Programma socialista in una città capitalista
Ed è questo il punto. Mamdani è un socialista e si ritrova a guidare una città per sua natura simbolo del capitalismo in tutto il mondo. Come concilierà la sua ideologia con la necessità di preservare le caratteristiche storiche e sociologiche di New York? Soprattutto, il suo programma sarà compatibile con gli “animal spirits” che hanno finora reso grande l’America? Se attuato, esso prevede tasse sui contribuenti più facoltosi e servizi ai meno abbienti. Facile a dirsi, ma l’1% delle famiglie più ricche in città versano il 40% delle imposte sul reddito. Senza di loro, il gettito crollerebbe e addio al socialismo.
E’ questo il paradosso dei progressisti alla Mamdani. Vogliono redistribuire la ricchezza, ma confidando nella sua creazione. Affinché ciò sia possibile, non possono mettere in fuga chi la possiede e diffonde. New York non farà eccezione a questa regola. Se i più ricchi se la daranno a gambe, magari optando per nuove mete del capitalismo americano come la Florida, il livello dei servizi non farà che deteriorarsi. D’altra parte, la vittoria del 34-enne non arriva dopo decenni di destra al comando. Prima di lui ci sono stati per 4 anni il democratico Eric Adams, ex poliziotto nero, e per 8 anni un altro democratico di origini italiane e anch’egli molto progressista, Bill de Blasio.
New York già guidata da sindaci progressisti
Mamdani dovrà dimostrare al resto dell’America che sia possibile mettere in pratica certe ricette spinte senza far implodere il sistema economico e sociale su cui da secoli si reggono gli Stati Uniti. Una scommessa difficile. Ci aveva provato dalla ben più potente Casa Bianca lo stesso Barack Obama tra il 2009 e il 2017. A parte qualche riforma, come sulla sanità, non si ricordano di lui misure rivoluzionarie. La crisi della sinistra USA è arrivata, forse non a caso, a seguito della delusione per le promesse tradite. Se tutto si ridurrà al classico “tax and spend” dei democrats, nulla che non si sia già visto nell’ultimo secolo.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
