“Che bello, con la settimana lavorativa corta posso lavorare un giorno in meno a settimana e avere più tempo per me”. Quante volte avrete immaginato di poter pronunciare questa frase? Sicuramente parecchie. La bella notizia è che alcune realtà lavorative si stanno davvero muovendo per arrivare a ciò. Ossia offrire più flessibilità ai lavoratori, che sempre più spesso fa rima con maggiore produttività, e che in questo modo potranno scegliere di lavorare 4 giorni a settimana invece che 5. A patto di restare in ufficio un’ora in più durante i giorni di attività.

In soldoni, lavorare 9 ore invece che 8 e avere un giorno in più libero. Non ci mettereste la firma? All’estero, la settimana corta di lavoro è un esperimento molto riuscito, tanto che molte aziende hanno deciso di continuare su questa strada.

Andare in ufficio 4 giorni 9 ore al giorno invece di 5 per 8 ore, l’idea di Intesa San Paolo

In Italia, invece, si è ancora molto lontani dall’obiettivo. Intesa San Paolo è una delle prime aziende italiane ad aver aperto il dibattito e aver chiesto la settimana corta per i propri dipendenti degli uffici, i quali potranno lavorare un giorno in meno a settimana a patto di fare un’ora in più. La grande banca aprirà un negoziato con i sindacati per ristrutturare l’orario di lavoro a parità di stipendio. I sindacati non hanno mosso obiezioni ma hanno chiesto che questa possibilità sia data a tutti e non solo ad una parte del personale.

La pandemia ha cambiato il modo di lavorare delle aziende. Con lo smart working e il lavoro agile, le realtà lavorative italiane si sono rese conto che era ora di riorganizzare il mondo del lavoro. Adesso è difficile non proporre ad un giovane la modalità flessibile. Le aziende si sono accorte che riorganizzando gli orari e puntando all’efficientamento della struttura organizzativa si arriva prima all’obiettivo della produttività.

Sempre più dipendenti hanno testato con mano cosa significa essere flessibili con tutti i vantaggi che ne conseguono. Un fatto di cui le aziende non possono tenere conto.

La settimana lavorativa corta diventerà realtà ovunque in futuro?

Sempre più studi confermano che i dipendenti ormai considerano il work life balance come un punto importante per rimanere o meno in una data azienda. Basti pensare che solo nel primo semestre del 2022, secondo i dati Inps, ci sono state almeno un milione di dimissioni spinte dalla propensione alla mobilità, la voglia di aumentare il proprio salario e puntare ad un ambiente dove il benessere del dipendente è al primo posto.

L’importanza del benessere dei dipendenti risulta ormai ben recepito all’estero. In Francia, Germania e Svizzera, la settimana lavorativa corta è sempre più adottata e l’impressione è che queste scelte potrebbero far da apripista anche in Italia. Il concetto di lavorare meno e meglio è già stato accolto da Intesa, che ha capito come le nuove generazioni hanno aspettative molto alte quando si parla di conciliare vita e lavoro. In più la settimana corta riduce anche i costi settimanali di trasferimento e limita le emissioni legate agli spostamenti. Il che non è poco.