Due i focus delle interviste al ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone in queste fasi calde per il governo Meloni. Da un lato le pensioni, con l’impellenza della riforma e la necessità di rivalutare quelle già esistenti, dall’altro gli stipendi. Su quali pilastri poggia la riforma salariale che ha in mente l’esecutivo?
La riforma che rispolvera il contratto determinato
Partiamo prima di tutto dalla forma contrattuale. L’obiettivo dovrebbe essere quello di spingere le assunzioni a tempo indeterminato.
Ammettiamo ora che il nostro lettore abbia trovato lavoro. Il secondo tasto dolente riguarda lo stipendio. Quanto guadagnerà chi viene assunto?
Stipendi più alti per chi produce di più anche se vive al sud
Da tempo, soprattutto sul fronte scuola e forze dell’ordine, si sottolinea l’opportunità di differenziare gli stipendi tra nord e sud. L’idea, che non rappresenta una novità, sarebbe quella di distinguere livelli salariali, soprattutto per gli statali, su base territoriale. Ad oggi un docente o un poliziotto di Milano guadagnano, a parità di posizione e carriera, la stessa cifra di colleghi residenti in città molto meno care, come ad esempio Lecce.
Nell’agenda della riforma lavoro 2023 si interseca anche la questione del reddito di cittadinanza, in particolare dell’inserimento degli occupabili tramite politiche attive e di strumenti alternativi di sostegno per chi non è idoneo al lavoro.
Insomma un calendario fitto e tempi stretti per agire su queste questioni impellenti che riguardano il mondo del lavoro e delle pensioni.