Il contratto a tempo determinato diverrà più semplice. Le aziende potranno più facilmente assumere con questo tipo di contratto fino a due anni senza eccessivi vincoli. Ebbene sì, il governo ha intenzione di mettere mano anche al decreto dignità. Questo insieme di norme, volute dal Movimento Cinque Stelle e approvate dal primo governo Conte, prevedevano causali molto puntuali e specifiche per le aziende che optavano per contratti a tempo determinato superiori a 12 mesi.

Tra le motivazioni che ne rendevano possibile l’adozione spiccavano l’esigenza di sostituire altri lavoratori, incrementi dell’attività sostanziosi ma temporanei ed esigenze oggettive e momentanee estranee all’attività ordinaria.

Presto, però, non sarà più così. Il decreto legge che si occuperà di lavoro potrebbe arrivare in consiglio dei ministri entro la fine di questo gennaio 2023. Cosa cambierà a livello pratico? Quali sono le modifiche previste? Scopriamolo subito.

Il nuovo contratto a tempo determinato: niente più vincoli fino ai 2 anni

La certezza è una: il governo vuole permettere alle aziende di proporre contratti a tempo determinato fino a 2 anni senza dover indicare causali specifiche, rendendo così più semplice l’adozione di questa forma di collaborazione. Sarà possibile una proroga di altri 12 mesi, ma la causale sarà stabilita in base agli accordi previsti dai contratti collettivi aziendali, nazionali e territoriali.

Inoltre, se la regola generale è quella dell’assenza di vincoli in caso di contratti a tempo determinato fino a 24 mesi, i contratti collettivi potranno richiedere che le causali vengano applicate comunque. Perché queste novità? Lo ha chiarito Claudio Durigon, sottosegretario al lavoro, spiegando che la volontà del governo è quella di garantire maggiore libertà e riportare il focus sulla contrattazione collettiva.

Altre novità: un ammorbidimento del decreto trasparenza

Quella del contratto a tempo indeterminato di 24 mesi senza vincoli non è l’unica novità perché il provvedimento toccherà più punti. Uno dei più caldi è il decreto trasparenza.

Il governo prevede di ammorbidirlo con semplificazioni che alleggeriranno l’iter burocratico per i datori di lavoro. Il decreto, semplicemente, applica la direttiva europea in tema di condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili. Quindi, per farla breve, prescrive che al lavoratore venga fornita, pena una sanzione economica, un’informativa completa su quanto comporta il contratto di lavoro senza rinvio alla normativa esterna.

Una giustissima mole di informazioni che chiariscono il quadro ai lavoratori, ma di cui aziende e consulenti del lavoro si lamentano senza sosta perché prevedono una lunga burocrazia. La Lega, in particolare, preme perché il processo venga snellito, diminuendo il numero di dati che l’azienda deve specificare ai dipendenti.