La lauree Stem sono ad oggi la voce più importante di un curriculum. Il miglior biglietto da visita per chi si affaccia per la prima volta sul mondo del lavoro. E non solo. Le lauree Stem hanno il grande vantaggio di aumentare di almeno cinque punti percentuali la possibilità di trovare lavoro non appena si esce dall’Università. Un’ottima notizia quindi. Sì, ma non troppo, perché se da un lato c’è soddisfazione per la richiesta di giovani specializzati, dall’altra si è creato un terribile paradosso: mancano proprio questi giovani specializzati.

E non solo a causa della fuga di cervelli.

Cosa sono le lauree Stem: il paradosso tutto italiano

Stem è l’acronimo di Science, Technology, Engineering and Mathematics, le lauree specialistiche in aree altamente qualificate. Sono anche una sorta di passepartout per lavorare ovunque in Europa e nel mondo, motivo per cui le nostre migliori menti spesso emigrano in cerca di lidi migliori.

Tuttavia, i laureati in queste discipline sono molto ricercati dalle aziende e dagli enti italiani, tanto da creare un vero e proprio gap tra domanda e offerta.

Vediamo qualche numero: i laureati Stem hanno una possibilità pari all’85,7% di trovare lavoro appena terminato il corso di studi, e di questi l’87% in un campo di alta qualifica.

Per i laureati in altri corsi, le possibilità occupazionali scendono all’81,1%, quasi cinque punti in meno.

Purtroppo, ancora pochi giovani scelgono corsi di laurea Stem, lasciando di fatto dei vuoti occupazionali incolmabili, vista la necessità di specifiche competenze.

Il confronto con l’Europa

Come spesso accade, viaggiamo su standard che sono sotto la media Europea. In primis, al di fuori dei nostri confini, trova lavoro l’87,9% dei neolaureati e poi i laureati Stem compresi fra i 30 ed i 34 anni in Italia sono il 26,8% contro il 41,6% degli altri paesi.

Quindi, ribadiamo, non è la sola fuga di cervelli a impoverire il nostro Belpaese di valide menti, ma soprattutto una mancanza a monte di materia prima.

Probabilmente la scelta di non seguire determinati corsi di studio è anche legata al fatto di sapere che poi, con molta probabilità, bisogna emigrare per un appagamento sia professionale che economico.

Ma le cose stanno cambiando e forse ci sarebbe bisogno di una maggiore sensibilizzazione, da parte degli organi preposti, verso la necessità italiana di avere laureati altamente qualificati.

Laurearsi serve ancora, eccome!

Il problema del gender gap

La differenza di occupazione e salariale, basata sul sesso, in Italia è ancora marcata e non fanno eccezione nemmeno le lauree Stem.

Il fenomeno sembra fortunatamente in calo, ma siamo ancora lontani da risultati accettabili. Il maggiore gap si evidenzia in discipline tecniche come architettura, ingegneria civile e ingegneria industriale, in cui solo il 9,7% dei laureati è rappresentato da donne. Tuttavia, dato positivo, nell’ultimo decennio, il numero di ragazze che ha scelto un corso di studi tecnico è salito di oltre cinque punti percentuali, facendo ben sperare nell’immediato futuro.

Altro dato confortante è che, nel complesso dei laureati Stem, le donne coprono quasi la metà del totale.