Quando abbiamo saputo che il software alla base di ChatGPT si è evoluto così tanto, siamo diventati tutti un po’ luddisti. E già, perché adesso si parla di lavori che l’intelligenza artificiale potrà emulare, e quindi sostituire. C’è chi dice sia in grado addirittura di scrivere veri e propri articoli d’informazione, uccidendo la professione del giornalista. Chi invece sostiene sia anche capace di comporre musica e poesie. Ma come stanno realmente le cose? Se lo è chiesto l’università della Pennsylvania, la quale ha avviato uno studio per capire quali potranno essere le professioni maggiormente a rischio.

Lavori e intelligenza artificiale, cosa cambierà?

Forse siamo nel bel mezzo di una vera e propria rivoluzione industriale 2.0. O forse, come al solito, stiamo estremamente esagerando. In realtà, è innegabile che l’IA stia facendo passi da gigante, anche se, probabilmente, non potrà mai soppiantare davvero l’essere umano tout court. Ciò non significa che non potrà realmente sostituirci al lavoro. C’è un’enorme differenza, infatti, tra il fare e l’essere. L’uomo, ontologicamente, è infinitamente complesso, così tanto che ancora oggi non possiamo dire con certezza come funzionino precisamente la coscienza, l’intelletto, il pensiero, eccetera. Ciò però non significa che ci è impossibile riprodurre alcune delle azioni più o meno complesse compiute dall’uomo. Essenzialmente, da sempre questo è il compito della macchina. E oggi, grazie all’intelligenza artificiale, le macchine possono riprodurre azioni decisamente più elaborate.

In sintesi, questo è ciò che i software basati sul machine learning si propongono di fare. Gli scienziati sembrano aver abbandonato l’idea di stampo fantascientifico che vuole la macchina senziente (per quanto, di tanto in tanto, qualcuno ancora ci prova), e puntano tutto sull’accumulo di dati. L’importanza che infatti i big data hanno avuto negli ultimi anni è stata fondamentale per l’avanzamento di questo progresso tecnologico.

Insomma, quando pensiamo a una macchina intelligente, oggi non dobbiamo immaginarla come qualcosa di senziente che ragiona come noi, ma semplicemente come un gigantesco database di informazioni che l’algoritmo elabora al fine di raccogliere poi dal suo archivio quello statisticamente più probabile. Non si tratta di vero e proprio ragionamento, ma semplice calcolo matematico.

Quali sono le mansioni a rischio e quali si salveranno?

Ma entriamo finalmente nel nocciolo della questione e vediamo quali, a conti fatti, sono i lavori che rischiano e quali invece quelli che sembrano inattaccabili. Secondo l’università della Pennsylvania l’impatto che le tecnologie GPT avranno sulla forza lavoro sarà incredibilmente alto. Si parla di una modifica che riguarderà l’80% della forza lavoro, mentre il 20% rischia di essere soppiantato, o comunque subire un cambiamento radicale. Lo studio ha rilevato che a rischiare maggiormente sono le professioni ad alto reddito, mentre potranno resistere quelle creative. Per quanto riguarda invece le mansioni manuali, quelle non verranno minimamente toccate. Alla ricerca universitaria si aggiunge anche lo studio di Goldman Sachs, il quale parla di ben 300 milioni di posti a rischio.

A conti fatti, dunque, l’intelligenza artificiale sembra muoversi proprio nella direzione opposta rispetto alla prima rivoluzione industriale, quando a subire l’ascesa delle macchine furono proprio operai e lavoratori manuali. In questo caso, invece, i lavori che rischiano sono quelli di tipo intellettuale, soprattutto se relativo a calcoli e dati (non certo le speculazioni di tipo metafisico). A rischiare di perdere il posto dunque saranno:

  • designer;
  • ingegneri;
  • esperti di blockchain;
  • matematici;
  • sondaggisti;
  • analisti finanziari;
  • giornalisti.

Quali lavori invece si salvano dall’intelligenza artificiale? Secondo lo studio, quelli di tipo creativo sono meno esposti, anche se abbiamo visto molteplici esempi in cui ChatGPT si cimenta nella composizione poetica. Ad ogni modo, quando si parla di arte si parla di una delle più alte espressioni del senso critico, e per fortuna l’IA non ha ancora questa qualità, almeno per ora (con buona pace di Turing).

Alcuni esempi di lavori completamente salvi sono quindi l’idraulico, il meccanico, l’elettricista, il muratore, eccetera. La tecnologia non ha ancora messo il dito in questi settori, per questo motivo rimangono lontani dalla problematica. Ma cosa ci riserverà il futuro? Se l’attesa vi snerva, sarà il caso di chiederlo al cervellone elettronico.