Quello del lavoro nomade è un tema ormai visto e rivisto, dibattuto, sfruttato. Non parliamo chiaramente dell’essenza del nomadismo ancestrale e primitivo, ma della sua eccezione più moderna. Vivere e lavorare viaggiando, senza vincoli, senza legami.

Abbiamo visto come il fenomeno, ormai diffuso, sia stato praticamente istituzionalizzato, con il rilascio, da parte di diversi stati del mondo, di veri e propri visti temporanei per i nomadi digitali.

Tuttavia, resta sempre un importante dilemma: è necessario essere assunti per garantirsi una continuità lavorativa, oppure è possibile trovare continuamente lavori da datori diversi, così da mantenere sempre una totale autonomia?

Ho iniziato il lavoro di freelance nel 2009 proprio con questa idea di indipendenza, imprescindibile per differenziarla proprio dal classico lavoro d’ufficio.

Ai tempi la mia “agenzia interinale” era GTFoum, la community di Connect.gt in cui freelance e datori di lavoro inserivano i propri annunci.

Così è cominciata, poi nel tempo il passaparola ha fatto il resto.

Erano però gli albori del lavoro nomade, lavorare viaggiando era visto più come un vezzo per chi aveva le risorse finanziare per vivere senza andare in ufficio. Eravamo quelli “che non facevano niente”.

Parola come SEO, Link Building erano totalmente sconosciute e anzi suscitavano anche ilarità.

Anni dopo, i Seo diventano di moda, cool e tutto il mondo legato al copywriting diventa di pubblico dominio.

Esplode il settore, creando un bel problema: la concorrenza al ribasso. Sì, perché con l’aumentare dell’offerta, specie da parte di giovani studenti che scrivono per pagarsi la retta universitaria o le vacanze estive, la domanda inizia ad avere ampi margini di contrattazione.

Il risultato? Tanto materiale, poca qualità. Un fardello attualmente pesante che i contenuti online si portano dietro. Ma qualcosa sta cambiando.

Cosmico: lavorare senza mai essere assunti

Questa esigenza di indipendenza da parte dei freelance e di forza lavoro specializzata da parte delle aziende ha trovato il suo sbocco nell’idea di Francesco Marino, co-founder e Ceo di Cosmico.

“Vogliamo essere liberi” è il loro manifesto, che rinforza il concetto con il seguente contenuto:

Liberi di vivere dove vogliamo.

Liberi di lavorare a ciò che ci piace.

Siamo stanchi di sottostare a regole

che qualcun altro ha scritto per noi.

Vogliamo seguire il nostro percorso.

Vogliamo vivere secondo il nostro codice.

Non potete tenerci bloccati alle vostre scrivanie.

Non potete assumerci.

Abbiamo bisogno di spazio.

Uno spazio fatto di talenti come noi.

Uno spazio che ci appartiene.

Uno spazio in cui essere noi stessi.

Uno spazio Cosmico.

Condivisione e indipendenza allo stesso tempo: la visione di Cosmico è molto più di un semplice spazio in cui datori e lavoratori possono trovare terreno comune per collaborare.

La visione di Cosmico

Si tratta di fatto di una società di consulenza diffusa, dalle parole dello stesso Marino, che punta a matchare i profili lavorativi con quelli richiesti dalle aziende, ottimizzando le esigenze di ambo le parti.

Infatti l’obiettivo è assumere a singolo progetto.

Chi si iscrive alla piattaforma, infatti, inserisce una descrizione dettagliata del proprio profilo, che andrà associata ad un lavoro che il più possibile rispecchi le sue caratteristiche.

È un reciproco vantaggio per l’azienda che cerca figure altamente specializzata e il professionista esperto che vuole lavorare solo a progetti di rilievo e ben pagati.

Non solo, anche chi è alle prime armi può trovare facilmente l’opportunità più specifica per una crescita professionale (seppur breve) senza magari dover passare di stage in stage e perdere mesi se non anni e non formarsi mai davvero.

Space Hubs: lavorare viaggiando in posti da sogno

Cosmico mette a disposizione anche degli spazi di condivisione per freelance nomadi o che vogliono prendersi un periodo lontani dalla solita routine.

Sono gli Space Hubs, ville immerse nella natura in alcuni di più bei posti al mondo. Qui si condividono le giornate tra lavoro, incontri e, perché no, divertimento. Un modo per viaggiare lavorando, conoscendo persone nuove e stimolanti.

Un nuova visione del mondo del lavoro, ma non mancano le critiche

Tutto molto interessante e soprattutto stimolante: finalmente professionisti esperti che possono esprimersi al massimo delle loro capacità, aziende che possono sviluppare progetti contando su risorse di primissimo livello.

Ci guadagnano tutti? Forse no. Un modello così innovativo, e destinato a cambiare il modo di concepire il lavoro non può non portarsi dietro detrattori e critiche. Neanche infondate.

L’obiezione che in più hanno mosso riguarda l’utilizzo di un simile progetto come specchietto per le allodole. Se in superficie passa come un’avanguardia nella ricerca del lavoro, sotto si nasconde la possibilità per creare ancora più precariato.

Pro e contro

Alcuni hanno una visione del lavoratore usa e getta, altri parlano invece del totale disinteresse delle aziende ad assumere giovani con potenziale ma senza esperienze e farli crescere.

Per il primo punto possiamo dire che la critica lascia il tempo che trova, perché è proprio un obiettivo del lavoratore quello di essere “usa e getta”.

Chi accoglie un’idea come quella di Cosmico rifiuta la continuità a favore di un continuo cambiamento, desidera di volta in volta scegliere il proprio datore e valutare (con eventuale rifiuto) la proposta ricevuta.

Riguardo i giovani, forse qualche perplessità è anche legittima. Cosmico ha creato una categoria specifica, quella dei Future Talent, ideale per chi si è appena formato e vuole fare diverse esperienze per crescere.

Tuttavia, le aziende continuerebbero ad assumere solo profili già specializzati, utilizzando i future talent per mansioni di ripiego. Forse da questo punto di vista, la situazione resta simile a quella attuale.

Con un’unica differenza. I ragazzi hanno l’opportunità di vagliare un ventaglio molto ampio di alternative (che rispecchiano specificatamente le loro richieste), con la possibilità di interfacciarsi dal vivo con figure più esperte negli spazi di co-working come gli Space Hubs.

Dopo la pandemia il fenomeno smart working si sta ridimensionando, per un ritorno all’ufficio. Questo cambiamento in atto tra i liberi professionisti è destinato a delimitare una linea netta di demarcazione fra quelli che potremmo definire i nomadi e gli stanziali.