Sembra proprio che, al contrario delle passate generazioni, quelle nuove non tengano proprio al posto fisso. Anzi, per loro le dimissioni dal lavoro sono quasi diventate un gioco. Nel vero senso della parola. Infatti ora è diventato di tendenza, specie nei paesi anglosassoni, lasciare il proprio impiego attraverso un video Tik Tok, anche in diretta, nel quale si spiegano le motivazioni del gesto.

Superficialità e assenza di responsabilità? O, al contrario, una presa di posizione forte e consapevole dei diritti del lavoratore?

Le dimissioni dal lavoro come segno di libertà

Se fino a poco fa il posto fisso era la manna dal cielo, al tempo stesso chimera per molti, adesso è invece snobbato, quasi evitato.

Il motivo? Incatena ad una vita che per forza dovrà seguire una routine prescritta.

Chi osteggia la libertà di decidere quando e come lasciare il proprio lavoro, forse dimentica come la strada dell’agognato posto fisso, o contratto a tempo indeterminato, sia lastricata di sfruttamenti, soprusi, mobbing e tacite accettazioni. Certamente non è sempre così, ma chi ha sostenuto almeno un colloquio nel primo decennio degli anni 2000 non può dimenticare, a parte rare eccezioni, quanto fosse ingiusto e squilibrato il rapporto tra datore e lavoratore.

Non sia mai a chiedere la retribuzione (che spesso all’inizio era un iniquo rimborso spese)!

Ferie e malattie neanche a parlarne, richieste di permanenza oltre l’orario di lavoro non pagate, rientri in ufficio nel week end.

Il tutto nella totale accettazione e nel silenzio, con la speranza, un giorno, di avere l’indeterminato per chiedere il mutuo.

Oggi le cose cambiano. I giovani hanno meno radici, sono tranquillamente disposti a spostarsi, anche oltreoceano, per inseguire quel sogno di viaggiare e conoscere nuove culture, dove magari danno viene dato un senso di dignità al lavoro.

In questo modo, il ricatto del posto sicuro viene meno e chi si sente frustrato sul lavoro, invece di ingoiare il rospo e proseguire nel malcontento, semplicemente si licenzia.

Magari ne approfitta per passare un periodo di svago, per poi riprendere la ricerca di un nuovo lavoro, anche da casa.

Da #Ilovemyjob a #quitmyjob: le dimissioni su Tik Tok

Tornando sul focus dell’articolo, possiamo capire quanto il tema dimissioni sia sentito e seguito, semplicemente guardando ai numeri: i video con gli hashtag #quittok e #quitmyjob fanno registrare rispettivamente, quasi 40 milioni e oltre 358 milioni di visualizzazioni.

Forse non si ama più così tanto il lavoro da sacrificare la salute mentale, come sostiene la psicoterapeuta britannica Tess Brigham.

La nuova generazione, al contrario di quella dei millenials, cresciuti sulla scia del boom economico e dell’ottimismo dei genitori, ha vissuto la crisi del 2008 e poi la pandemia, con il risultato di non aver sviluppato affatto l’attaccamento al posto di lavoro o al contratto a vita.

Molti hanno visto madre e padre perderlo il lavoro a causa delle contingenze economiche, sviluppando anche un inconscio senso di ripudio verso quel tipo di vita votato alla causa lavorativa, risultata poi una delusione.

E sul discorso di postare le dimissioni dal lavoro sui social, possiamo semplicemente dire che fa parte della normalità: i ragazzi oggi sono abituati a rendere pubblico ogni istante della loro giornata. Lo fanno quando vengono assunti, perché non farlo quando si licenziano.

Cambiare le condizioni di lavoro senza proteste e manifestazioni

Paradossalmente, la generazione che più di tutte viene additata come svogliata nel difendere i propri diritti, potrebbe essere quella che li otterrà nel modo più semplice e indolore. Senza far nulla.

Nel momento in cui il datore di lavoro è consapevole della facilità con cui è pronto a dimettersi un dipendente, probabilmente proporrà da subito delle condizioni favorevoli per incentivarne la permanenza.

In Europa, e anche in Italia, il problema attuale non è la disoccupazione, ma i posti di lavoro vacanti.

Sappiamo bene che l’indifferenza è la più grande offesa: ecco che allora, totalmente indifferenti alle lusinghe del posto fisso, i ragazzi stanno inconsapevolmente muovendo una silenziosa e potente protesta che li porterà, senza che neanche se ne accorgano, ad avere più diritti di quelli che chiedono!