Quando pensavamo che ormai l’orario di lavoro sarebbe andato verso una sua diminuzione con la progressiva introduzione della settimana corta, ci troviamo a fare i conti con i danni da superlavoro.

Ma cos’è il superlavoro? Sicuramente non un lavoro super, quanto piuttosto l’eccedere in maniera esagerata i normali orari. Le conseguenze riguardano danni e problematiche fisiche e psicologiche, con mens e corpus non più sani.

Smart working, croce e delizia

Trai responsabili dei danni da superlavoro c’è anche lo smart working.

Accolto come il nuovo, rivoluzionario modello di lavoro a distanza, si è rapidamente imposto come strumento di controllo da parte dei datori di lavoro. Reperibilità ad ogni orario, continue videochiamate e riunioni, nessun badge a definire i confini temporali entro cui iniziare e terminare una prestazione.

Una situazione che ha portato ad un aumento di stress psicofisico, con tanto di danni correlati.

Cos’è il superlavoro?

Vediamo cosa si intende per superlavoro. Viene definita così un’attività lavorativa che supera i limiti della ragionevole tollerabilità. Il primo presupposto è quindi il superamento dei normali orari di lavoro, specie se in maniera reiterata; così come le richieste di svolgere la professione anche nei week end e nei giorni di festa, se non espressamente previsto.

Altri elementi che definiscono il quadro del superlavoro sono la rinuncia alle ferie e la richiesta di raggiungere risultati non compatibili con lo svolgimento ordinario dell’attività lavorativa.

Inoltre il datore di lavoro non può appellarsi, in sua difesa, ad eventuali accordi, che prevedono il proseguimento dell’attività lavorativa anche oltre i limiti della ragionevole tollerabilità, sottoscritti dal dipendente. Quest’ultimo deve infatti essere sempre tutelato, proprio dall’imprenditore, nel mantenimento della sua integrità psicofisica.

Come provare i danni da superlavoro

Per avviare una richiesta di risarcimento, il dipendente deve presentare denuncia, facendo ricorso al tribunale e portando prove valide a dimostrare la veridicità delle sue argomentazioni.

È sufficiente indicare se nell’ambiente di lavoro sono presenti rischi per la salute e per farlo basta che il lavoro svolto superi le soglie minime di tollerabilità. Insomma se c’è un susseguirsi di straordinari oltre gli orari prestabiliti, il lavoratore non è tenuto a fornire ulteriori specificazioni. Deve dimostrare il nesso di causa effetto tra la prestazione di lavoro e il danno cagionato.

A conferma, l’art. 2087 del codice civile recita che “L’imprenditore e’ tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità’ del lavoro, l’esperienza  e  la tecnica,  sono  necessarie  a  tutelare  l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

La difesa del datore di lavoro deve dunque basarsi su prove che attestino il suo impegno nell’attuare tutte le misure necessarie ad impedire che il danno si possa verificare.