Non si parla d’altro che di inflazione e di come abbia rosicchiato i risparmi e i redditi dei lavoratori, togliendo loro potere d’acquisto. Quello dell’adeguamento degli stipendi è diventato quindi un argomento caldo, caldissimo. Ormai da tempo si discute di come il prezzo della vita continui a crescere a differenza degli stipendi, che rimangono sempre stabili su cifre ormai non proporzionate. L’ultima parola sull’argomento l’ha avuta la Banca Centrale Europea: si aspetta che nei prossimi trimestri si registri una forte crescita dei salari grazie alle imprese che adegueranno i compensi.

Analizzando l’andamento degli stipendi dall’inizio della pandemia, la BCE ha confermato tramite Bollettino economico che “la crescita salariale nei prossimi trimestri sarà molto forte rispetto agli andamenti nell’Eurozona”. Da cosa nasce questa certezza?

La solidità dei mercati del lavoro assicura un adeguamento degli stipendi

Secondo la BCE, la certezza riguardo agli adeguamenti degli stipendi e alla loro sensibile crescita deriva dalla solidità del mercato del lavoro europeo. Attentamente analizzato dagli economisti di Francoforte, a oggi è certamente solido, ma anche rigido perché influenzato dal rallentamento dell’economia, dall’aumento dei salari minimi nazionali e da un recupero tra salari e alti tassi di inflazione ancora piccolo. Certo, c’è da rimanere cauti:

“Al di là del breve termine, è probabile che l’atteso rallentamento dell’economia nell’area Euro e l’incertezza sulle prospettive economiche esercitino pressioni al ribasso sulla crescita salariale”.

Adeguamento degli stipendi: il ruolo dell’inflazione e della pandemia

Al momento, considerato l’enorme impatto dell’inflazione, la BCE sottolinea che i salari reali sono ancora “notevolmente inferiori rispetto a prima della pandemia”. I salari nominali, ovvero la quantità di beni che il lavoratore può acquistare con lo stipendio guadagnato, sono cresciuti più lentamente rispetto all’indice dei prezzi al consumo. Così, è diminuito il potere d’acquisto dei salari.

Quest’ultimo, infatti, nel secondo trimestre del 2022 si è trovato a circa il 3,6% al di sotto del livello del quarto trimestre del 2019. Rispetto al salario reale prima della pandemia, i lavoratori hanno registrato una diminuzione dello 0.5%.

Un discorso che non vale per il settore servizi che, in base ai livelli dei principali indicatori salariali e alle distorsioni legate alla pandemia, ha registrato una crescita salariale più forte:

“I salari sono al di sopra dei livelli pre-pandemia principalmente in quei settori dei servizi che hanno recentemente registrato gravi carenze di manodopera“.

Questi settori faranno quindi da apripista per un adeguamento degli stipendi verso all’alto.

Cosa ci si aspetta dalla crescita salariale nei prossimi mesi

Come anticipato poco fa, la BCE ci tiene ad avvisare che ci saranno ulteriori perdite di salari reali nei prossimi mesi. Ribassi che verranno ovviamente percepiti dai consumatori come un’ulteriore perdita di potere d’acquisto rispetto a prima della pandemia, ma non tutto il male viene per nuocere. Per gli esperti economisti, infatti, questo meccanismo potrebbe aumentare la pressione sui sindacati perché ottengano un adeguamento degli stipendi verso l’alto. Una speranza che vale soprattutto per i lavoratori con salari più bassi.

Come già avvenuto in passato e sottolineato nel Bollettino, infatti:

“le perdite di potere d’acquisto sono solo uno dei fattori che influenzano le rivendicazioni salariali dei sindacati: è probabile che anche la rigidità del mercato del lavoro e l’attuale situazione economica svolgano un ruolo centrale”.

Gli esperti di politica monetaria, però, hanno un timore. Se l’adeguamento dei salari verso l’alto fosse permanente, potrebbe influenzare l’inflazione che rimarrebbe elevata – anche se leggermente in fase discendente da dicembre. Un timore a cui ha risposto Christine Lagarde, presidente del board Bce, assicurando che il Comitato esecutivo farà in modo che non accada.