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Oggi: 05 Dic, 2025

Lagarde apre ad un “euro più forte” e il cambio di 1,20 contro il dollaro non è più tabù

La BCE di Christine Lagarde ora perseguita quasi esplicitamente il rafforzamento del cambio per l'euro, così da ridurre l'inflazione.
3 mesi fa
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La BCE vuole un cambio per l'euro più forte
La BCE vuole un cambio per l'euro più forte © Licenza Creative Commons

E’ stata ricca di spunti la conferenza stampa tenuta nel pomeriggio di ieri da Christine Lagarde, numero uno alla Banca Centrale Europea (BCE). Come previsto, poco prima l’istituto aveva comunicato di tenere i tassi di interesse fermi. Più importante è stato il discorso del governatore, comprensivo delle nuove stime macroeconomiche per il triennio 2025-2027 nell’Eurozona. Il cambio tra euro e dollaro ha risposto salendo sopra 1,17 per le ragioni che vedremo. Ecco i dati:

  • Inflazione
  • 2025: 2,1% da 2%
  • 2026: 1,7% da 1,6%
  • 2027: 1,9% da 2%
  • Pil
  • 2025: 1,2% da 0,9%
  • 2026: 1,0% da 1,1%
  • 2027: 1,3% da 1,3% versus 0,9%, 1,1%, 1,3%

Aggiornamento previsioni su inflazione e Pil nell’Eurozona

Come potete notare, la crescita economica nell’unione monetaria è attesa più alta per quest’anno (+0,3%) e per il 2026 (+0,1%) e invariata per il 2027 (-0,1%) rispetto alle proiezioni di giugno.

Quanto all’inflazione, la stima è al rialzo per quest’anno e il prossimo dello 0,1% ciascuno, in calo dello 0,1% per il 2027. Nel complesso, una revisione al rialzo per la crescita dello 0,4% e per l’inflazione dello 0,1%. L’Europa si mostrerebbe più resiliente delle attese ai dazi americani e alle tensioni geopolitiche in atto.

Lagarde vuole cambio dell’euro più forte

Basterebbero questi numeri per lasciare intravedere la conclusione dell’allentamento monetario. Nessun taglio dei tassi è ormai atteso, d’altra parte, sui mercati finanziari. A corroborare questa aspettativa c’è una frase di Lagarde, secondo la quale “un cambio dell’euro più forte accelererebbe il calo dell’inflazione”. Ad agosto, nell’area è risalita al 2,1% dal 2% di luglio e giugno. L’inflazione di fondo, cioè al netto di generi alimentari freschi ed energia, è rimasta al 2,3% tendenziale.

Sebbene questi dati in sé non creino apprensione, l’elevata incertezza sulle previsioni a medio termine, confermata in conferenza stampa, aggiunge qualche timore. Ed è per questo che, contrariamente a quanto avvenuto in piena estate, questa volta da Francoforte sembra arrivare un via libera al superamento del cambio tra euro e dollaro di 1,20. Esso ha già segnato un rialzo di circa il 13,5% da inizio anno, contribuendo a rallentare la crescita dei prezzi al consumo. Come? Riducendo il costo delle importazioni dall’estero, tra cui le materie prime.

Taglio dei tassi USA vicino

Un cambio dell’euro ancora più forte accentuerebbe questa tendenza. D’altra parte, dopo le dichiarazioni nei mesi scorsi del vice-governatore Luis de Guindos, c’è stato un arretramento del cross. I mercati hanno scommesso da allora su un intervento della BCE per indebolire la moneta unica al raggiungimento della soglia indicata. Ora che è arrivato un implicito via libera, ci sarà la risalita? Sembra uno scenario probabile, specie dopo che il mercato ha iniziato a scontare con quasi certezza il taglio dei tassi negli Stati Uniti già per settimana prossima.

L’inflazione americana in agosto è salita al 2,9% annuale e dello 0,4% mensile. Le previsioni erano rispettivamente per 2,9% e 0,3%. E al 6 settembre i sussidi settimanali sono saliti a 263.000 unità, +27.000 rispetto al precedente dato rivisto e ai massimi da 4 anni. Il mercato non sembra avere dubbi, complici le pressioni della Casa Bianca, circa un’imminente riduzione del costo del denaro.

I capitali tendono ad affluire verso le economie con tassi più alti. Riducendosi in prospettiva le distanze tra Eurozona e USA, il cambio dell’euro dovrebbe apprezzarsi.

Cambio euro più forte, rendimenti BTp in calo

Se in Germania c’è stato un lievissimo aumento dei rendimenti lungo la curva, in Italia si è verificato il contrario. Ne è conseguito un restringimento dello spread. A cosa sarebbe dovuto questo trend dicotomico? Probabile che il maggiore afflusso atteso dei capitali stranieri nell’Eurozona venga considerato positivo per quegli emittenti come l’Italia che già offrono di più e che rassicurano per la gestione fiscale prudente.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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