La pensione per le donne che perdono il lavoro arriva prima

Le donne licenziate possono andare in pensione anticipata con Opzione Donna o Ape Sociale. Dipende dall’età e dai contributi.
5 mesi fa
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donne licenziate

Le donne licenziate o dipendenti di aziende in crisi possono andare in pensione prima. La legge riserva loro la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo rispetto alla generalità dei lavoratori nel rispetto di particolari requisiti contributivi e anagrafici.

L’uscita anticipata per queste le lavoratrici è possibile accedendo ad Ape Sociale a 63 anni e 5 mesi di età. Così come a Opzione Donna a partire da 61 anni. Ma anche da 59 anni se sono madri con figli poiché la legge riserva loro la possibilità di fruire di uno sconto di 12 mesi per ogni figlio fino a un massimo di 2 anni di età

Licenziate in pensione con Ape Sociale

Per accedere ad Ape Sociale è necessario aver compiuto 63 anni e 5 mesi di età e avere almeno 30 anni di contributi versati.

Per le donne con figli è previsto uno sconto sul requisito contributivo minimo, ma non sull’età anagrafica. Il bonus è di 12 mesi per ogni figlio fino a un massimo di 24 mesi di contributi. Per cui si può arrivare a 28 anni di contributi come soglia minima.

La domanda per Ape Sociale deve essere presentata entro il 31 marzo o il 15 luglio di ciascun anno. Ma si può fare anche entro il 30 novembre in via residuale, se vi sono disponibilità finanziarie da parte dell’Inps. La pensione è calcolata col sistema contributivo e retributivo e decorre dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda.

Oltre ai requisiti di cui sopra, all’atto della presentazione della domanda, le donne dipendenti devono risultare licenziate, dopo il periodo di prova, o a seguito della cessazione dell’attività aziendale presso cui dipendono. Quindi fa fede la perdita involontaria del lavoro.

In pensione con Opzione Donna

Per le lavoratrici licenziate è possibile sfruttare anche la strada offerta da Opzione Donna. Oltre ai requisiti anagrafici e contributivi, le donne devono risultare licenziate a tutti gli effetti o anche dipendenti di aziende con tavolo di crisi aperto presso il Ministero del Lavoro.

Solo in questi due casi è possibile perfezionare il requisito per accedere alla pensione anticipata con Opzione Donna.

Per quanto riguarda gli altri requisiti, la lavoratrice deve dimostrare di possedere almeno 35 anni di contributi e una età anagrafica non inferiore a 61 anni. E’ previsto lo sconto di 12 mesi per ogni figlio fino a un massimo di 24 mesi. Quindi, in presenza di due figli si può andare in pensione con Opzione Donna a 59 anni.

La domanda di pensione può essere presentata in qualsiasi momento, purché i requisiti siano soddisfatti entro il 31 dicembre 2024. La pensione è calcolata esclusivamente col sistema contributivo e decorre dopo 12 mesi dalla maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi.

Ricordiamo che l’ammissione a Opzione Donna o a Ape Sociale è prevista per il solo licenziamento individuale o collettivo, anche a seguito di risoluzione consensuale o dimissioni per giusta causa. Si tratta, per l’appunto, di una tipologia di dimissioni che ricade nella sfera della disoccupazione involontaria, per la quale è previsto il diritto alla Naspi. Escluso, invece, per chi si dimette.

Riassumendo…

  • Le donne licenziate possono andare in pensione anticipata con Opzione Donna o Ape Sociale.
  • Per Opzione Donna servono almeno 61 anni di età e 35 di contributi.
  • Per Ape Sociale servono almeno 63 anni e 5 mesi di età, oltre a 30 anni di contributi.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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