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Oggi: 05 Dic, 2025

La guerra non è finita, Russia Ucraina e Israele Palestina continuano

Stallo nei negoziati su Ucraina e Gaza: nessuna tregua per la guerra, ma forti ricadute economiche e costi crescenti per tutti.
4 mesi fa
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La guerra è finita, cantavano i Baustelle, ma la realtà dei fatti è ben diversa. Purtroppo la parola fine è tutt’altro che vicina, nonostante Trump si compiaccia di aver interrotto quella con l’Iran e si autocandidi come premio Nobel per la pace. Le due principali guerre che continuano a occupare l’agenda geopolitica internazionale – il conflitto tra Russia e Ucraina e quello tra Israele e Hamas – si trovano entrambe in una fase di stallo militare e negoziale. Sebbene non siano cessate le iniziative diplomatiche, i tentativi di mediazione non hanno, almeno per ora, prodotto risultati concreti in termini di cessate il fuoco o risoluzioni politiche.

Di seguito lo stato dei due fronti aggiornato a fine luglio 2025.

Incontri tra Russia e Ucraina: nessuna tregua all’orizzonte

Nel conflitto russo-ucraino, le parti hanno tenuto due incontri diretti a Istanbul, il 16 maggio e il 2 giugno 2025. I colloqui si sono concentrati principalmente su scambi di prigionieri di guerra e sul rimpatrio delle salme, ma non sono stati accompagnati da alcuna apertura verso una tregua o una sospensione delle operazioni militari. La posizione ucraina resta ancorata alla richiesta di ritiro totale delle truppe russe e alla restituzione dei territori occupati, mentre Mosca continua a porre condizioni ritenute inaccettabili da Kiev, come il disarmo dell’Ucraina, l’abbandono delle aspirazioni euro-atlantiche e l’accettazione di un controllo russo diretto o indiretto su aree strategiche del Paese.

La distanza tra le due visioni è tale che, secondo fonti diplomatiche, la possibilità di un tavolo politico vero e proprio resta remota. Il governo ucraino ha formalmente proposto un faccia a faccia tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, ma il Cremlino ha finora ignorato l’invito.

Al momento, l’unica funzione effettiva degli incontri di Istanbul sembra essere quella di mantenere attivi i canali umanitari, senza reali progressi sul fronte militare o politico.

Guerra Israele-Hamas: tregua possibile ma negoziati bloccati

Anche sul fronte israelo-palestinese gli sforzi diplomatici sono in corso ma appaiono privi di slancio. Un incontro preliminare si è svolto in Sardegna, con la partecipazione di delegati israeliani, rappresentanti del Qatar e l’inviato statunitense Steve Witkoff. L’obiettivo era avviare una nuova fase negoziale che potesse portare a una tregua prolungata nella Striscia di Gaza, legata principalmente a uno scambio di ostaggi e a una graduale de-escalation militare.

Hamas ha avanzato una proposta comprendente una clausola per impedire a Israele di riprendere le operazioni militari dopo un eventuale cessate il fuoco di 60 giorni. Tale condizione è stata giudicata irricevibile da Tel Aviv e Washington, che accusano Hamas di non agire in buona fede. Di conseguenza, le delegazioni di Stati Uniti e Israele si sono ritirate dal tavolo negoziale a Doha, bloccando di fatto ogni ulteriore passo avanti. L’Egitto e il Qatar restano attivi nel tentativo di mediazione, ma non ci sono segnali concreti di ripresa del dialogo.

In entrambi i contesti, la diplomazia appare attiva ma inefficace. In Ucraina, si registrano solo progressi di tipo umanitario, con l’ulteriore aggravante che il fronte bellico resta molto attivo.

In Medio Oriente, i contatti multilaterali si scontrano con veti reciproci e sospetti profondi, impedendo anche una tregua limitata nel tempo. Il coinvolgimento di attori terzi come Stati Uniti, Qatar ed Egitto non è bastato a superare le resistenze reciproche. Da un punto di vista economico e strategico, entrambe le guerre continuano ad avere un impatto destabilizzante: sul piano delle forniture energetiche, delle rotte commerciali, della sicurezza regionale e della spesa militare. Inoltre, il protrarsi dei conflitti rende più difficile ogni tentativo di ricostruzione o di rilancio economico nei territori colpiti.

Tra guerra ed economia

Le due principali guerre che continuano a occupare l’agenda geopolitica internazionale – il conflitto tra Russia e Ucraina e quello tra Israele e Hamas – si trovano entrambe in una fase di stallo militare e negoziale. Sebbene non siano cessate le iniziative diplomatiche, i tentativi di mediazione non hanno, almeno per ora, prodotto risultati concreti in termini di cessate il fuoco o risoluzioni politiche. Di seguito lo stato dei due fronti aggiornato a fine luglio 2025.Nel conflitto russo-ucraino, le parti hanno tenuto due incontri diretti a Istanbul, il 16 maggio e il 2 giugno 2025.

I colloqui si sono concentrati principalmente su scambi di prigionieri di guerra e sul rimpatrio delle salme, ma non sono stati accompagnati da alcuna apertura verso una tregua o una sospensione delle operazioni militari. La posizione ucraina resta ancorata alla richiesta di ritiro totale delle truppe russe e alla restituzione dei territori occupati, mentre Mosca continua a porre condizioni ritenute inaccettabili da Kiev, come il disarmo dell’Ucraina, l’abbandono delle aspirazioni euro-atlantiche e l’accettazione di un controllo russo diretto o indiretto su aree strategiche del Paese.

La distanza tra le due visioni è tale che, secondo fonti diplomatiche, la possibilità di un tavolo politico vero e proprio resta remota. Il governo ucraino ha formalmente proposto un faccia a faccia tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, ma il Cremlino ha finora ignorato l’invito. Al momento, l’unica funzione effettiva degli incontri di Istanbul sembra essere quella di mantenere attivi i canali umanitari, senza reali progressi sul fronte militare o politico.

Anche sul fronte israelo-palestinese gli sforzi diplomatici sono in corso ma appaiono privi di slancio. Un incontro preliminare si è svolto in Sardegna, con la partecipazione di delegati israeliani, rappresentanti del Qatar e l’inviato statunitense Steve Witkoff. L’obiettivo era avviare una nuova fase negoziale che potesse portare a una tregua prolungata nella Striscia di Gaza, legata principalmente a uno scambio di ostaggi e a una graduale de-escalation militare.

Hamas ha avanzato una proposta comprendente una clausola per impedire a Israele di riprendere le operazioni militari dopo un eventuale cessate il fuoco di 60 giorni. Tale condizione è stata giudicata irricevibile da Tel Aviv e Washington, che accusano Hamas di non agire in buona fede. Di conseguenza, le delegazioni di Stati Uniti e Israele si sono ritirate dal tavolo negoziale a Doha, bloccando di fatto ogni ulteriore passo avanti. L’Egitto e il Qatar restano attivi nel tentativo di mediazione, ma non ci sono segnali concreti di ripresa del dialogo.

Bilanci diplomatici parziali e rischio di impasse strutturale

In entrambi i contesti, la diplomazia appare attiva ma inefficace. In Ucraina, si registrano solo progressi di tipo umanitario, con l’ulteriore aggravante che il fronte bellico resta molto attivo. In Medio Oriente, i contatti multilaterali si scontrano con veti reciproci e sospetti profondi, impedendo anche una tregua limitata nel tempo. Il coinvolgimento di attori terzi come Stati Uniti, Qatar ed Egitto non è bastato a superare le resistenze reciproche. Da un punto di vista economico e strategico, entrambe le guerre continuano ad avere un impatto destabilizzante: sul piano delle forniture energetiche, delle rotte commerciali, della sicurezza regionale e della spesa militare. Inoltre, il protrarsi dei conflitti rende più difficile ogni tentativo di ricostruzione o di rilancio economico nei territori colpiti.

Riassumendo.

  • I negoziati tra Russia e Ucraina non portano a tregua: solo accordi su prigionieri e salme.
  • Il dialogo tra Israele e Hamas è bloccato: le parti restano distanti sulla clausola di fine ostilità.
  • Le guerre causano effetti economici prolungati: crisi logistiche, spesa pubblica militare e freno agli investimenti.

Daniele Magliuolo

Redattore di InvestireOggi.it dal 2017, scrive per il web dal 2010.
Da autore letterario ha scritto il graphic novel Notteterna e la raccolta di racconti L'Orrore Dentro edita dalla Diana Edizioni.
Tra le sue passioni si annoverano cinema, filosofia, musica, letteratura, fumetti e altro ancora. La scrittura è una di queste, e si dichiara felice di averla trasformata in un vero e proprio lavoro.
Nell'era degli algoritmi che archiviano il nostro sentire al fine di rinchiuderci in un enorme echo chamber, pone al centro di ogni suo articolo la riflessione umana, elemento distintivo che nessuna tecnologia potrà mai replicare.

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