In pensione a 64 anni oppure si corre il rischio di andarci a 71, ecco perché

Come andare in pensione a 64 anni evitando così di dover attendere fino ai 71 anni per poter lasciare il lavoro come contributivi puri.
7 mesi fa
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Le pensioni italiane sono uniche a causa delle regole specifiche che è necessario seguire. Ad esempio, esistono normative per il pensionamento anticipato che richiedono criteri molto particolari. A 64 anni, è possibile accedere alla pensione anticipata contributiva, che richiede almeno 20 anni di contributi. Tuttavia, come vedremo, con soli 20 anni di contributi, sfruttare questa opzione può risultare complicato.

In alcune circostanze, il sistema, pur permettendo tecnicamente la pensione anticipata, può portare il lavoratore a ritirarsi molto più tardi del previsto. I limiti e i vincoli presenti sono un vero paradosso del sistema.

In pensione a 64 anni oppure si corre il rischio di andarci a 71, ecco perché

Ottenere la pensione a 64 anni è possibile solo per chi non ha effettuato versamenti prima del 1° gennaio 1996, i cosiddetti contributivi puri. Per loro, per accedere alla pensione anticipata contributiva, sono sufficienti:

  • 64 anni di età;
  • 20 anni di contributi.

Tuttavia, per poter liquidare la pensione, l’importo deve superare un certo multiplo dell’Assegno Sociale. Per le donne con due o più figli, la pensione deve essere almeno 2,6 volte l’Assegno Sociale, che nel 2024 ammonta a 534,41 euro al mese. Invece con un solo figlio, la pensione non deve essere inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale.

Per gli altri, sia donne senza figli sia uomini, è necessario che l’importo raggiunga almeno il triplo dell’Assegno Sociale. È evidente che superare i 1.600 euro di pensione mensile con solo 20 anni di contributi non è facile, rendendo questa misura poco accessibile nonostante l’apparente semplicità dei requisiti anagrafici e contributivi.

Come funziona la pensione per i contributivi puri

Nel 2024, ai contributivi puri è stata concessa la possibilità di andare in pensione a 67 anni con le pensioni di vecchiaia ordinarie, sempre con 20 anni di contributi, ma senza il vincolo del 2023 che richiedeva un importo pari o superiore a 1,5 volte l’Assegno Sociale.

Ora è sufficiente che l’importo non sia inferiore all’Assegno Sociale.

Questo rappresenta un netto vantaggio, sebbene rimanga insufficiente. Anche con solo 20 anni di contributi, per i contributivi puri, raggiungere 534,41 euro al mese non è facile, poiché la pensione non prevede integrazioni al trattamento minimo o maggiorazioni.

Ciò significa che anche a 67 anni, i contributivi puri possono trovare difficile ottenere la pensione di vecchiaia ordinaria, spostando così l’obiettivo dell’età pensionabile a 71 anni.

Cosa cambia per i contributivi puri a 71 anni di età

A 71 anni, i contributivi puri possono andare in pensione indipendentemente dall’importo della prestazione che riceveranno, dato che la pensione di vecchiaia contributiva prevede che bastino 5 anni di contributi.

Pertanto, è consigliabile fare tutto il possibile per aumentare il proprio montante contributivo. Ciò in modo da poter raggiungere a 64 anni una pensione conforme alle regole menzionate.

Questo eviterebbe di dover posticipare di molti anni l’uscita dal lavoro e il conseguente raggiungimento della tanto desiderata quiescenza. Lavoratori intermittenti, part-time o con stipendi bassi incontrano queste significative difficoltà.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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