Tra le vie di uscita dal lavoro nel 2026 ce ne sono diverse che prevedono dei requisiti inferiori rispetto ai classici requisiti anagrafici e contributivi previsti dall’ordinamento vigente. Oggi dobbiamo partire dal presupposto che per andare in pensione con le misure ordinarie due sono le strade da intraprendere. Una è quella che prevede il raggiungimento di una giusta età anagrafica e cioè la pensione di vecchiaia che prevede l’età pensionabile pari a 67 anni di età. L’altra invece è la pensione anticipata ordinaria, che non ha limiti di età ma che prevede il raggiungimento di una carriera di contributi versati nell’ordine dei 43 anni per gli uomini e dei 42 anni per le donne.
In base al profilo di un contribuente però le misure di pensionamento anticipato che il 2026 porterà in dote per i lavoratori sono diverse.
Il quadro delle pensioni nel 2026: tutte le possibilità una per una
La quota 103 ed opzione donna, chiuse al 31 dicembre 2025 e non confermate oltre, assottigliano le possibilità di andare in pensione per molti lavoratori. Nulla da eccepire su questa considerazione. Infatti vengono meno due misure, sì contributive e quindi penalizzanti come importo, ma abbastanza favorevoli come età di uscita. Perché la quota 103 prevedeva 62 anni di età come soglia minima anagrafica da raggiungere è 41 anni come soglia minima contributiva. Mentre opzione donna prevedeva un’età di 61 anni e 35 anni di contributi versati anche se con tutta una serie di altri requisiti da centrare.
Resterà in vigore per il 2026 però l’Ape sociale che invece permette ai caregivers, agli invalidi, ai disoccupati e agli addetti ai lavori gravosi, di andare in pensione con 63 anni e 5 mesi di età.
La pensione assegnata, come sappiamo, dura fino a 67 anni di età e poi decade per passare alla pensione di vecchiaia ordinaria.
L’Ape è limitata a determinate categorie ed è limitata dal punto di vista della sua struttura. Priva com’è di tredicesima, indicizzazione, assegni familiari e maggiorazioni. Per andare in pensione con l’Ape sociale servono 30 anni di contributi versati ma solo se l’interessato è un invalido, un disoccupato o un caregiver. Per gli addetti ai lavori gravosi la soglia contributiva infatti cresce a 36 anni almeno.
In pensione prima dei 63 anni di età nel 2026, ecco le possibilità
Prima dei 63 anni e 5 mesi di età previsti dall’Ape sociale c’è la possibilità di andare in pensione con le anticipate contributive. Chi ha cominciato a versare i contributi dopo il 31 dicembre 1995 infatti può accedere a questa forma di pensionamento anticipato con solo 20 anni di contributi versati ma raggiungendo un importo minimo della prestazione pari a tre volte l’assegno sociale.
Solo in caso di contribuzione pari almeno a 25 anni, per raggiungere questa pensione pari a tre volte l’assegno sociale gli interessati possono anche utilizzare la rendita da Fondi integrativi. Per le donne la pensione anticipata contributiva può arrivare anche con un trattamento pari a 2,8 volte l’assegno sociale se si tratta di donne che hanno avuto un figlio nella loro vita. Oppure può arrivare anche con 2,6 volte l’assegno sociale se i figli avuti dalla contribuente sono più di uno.
Alcune vie di uscita dal lavoro e come sfruttarle
Un’altra misura favorevole come età e come requisiti contributivi è la pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile. I soggetti affetti da una invalidità specifica pari almeno all’80% (quando parliamo di invalidità specifica facciamo riferimento alla riduzione della capacità lavorativa per la tipologia di lavoro che svolge il contribuente) possono andare in pensione a 56 anni di età se donne o a 61 anni di età se uomini. Per la misura basta una carriera pari a 20 anni di contributi.
Favorevole è pure l’età di uscita per lo scivolo usuranti nel 2026. Addetti alle attività usuranti, o autisti dei mezzi di trasporto pubblici o ancora, addetti alla linea a catena o lavoratori notturni possono andare a riposo con 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi ma solo se, usando le frazioni di anno, arrivano eventualmente a completare quota 97,6.
Infine, senza limiti di età gli usuranti, oppure chi per categoria rientrerebbe pure nella già citata Ape sociale (quindi, caregivers, addetti ai lavori gravosi, disoccupati o invalidi), possono avere accesso alla quota 41 precoci. La misura si centra come si capisce dal nome stesso di questo strumento, con 41 anni di contributi versati. Ma di questi almeno un anno deve essere versato prima di aver compiuto 19 anni di età. Anche se versato discontinuamente.